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Zitti e buoni

L'analisi del match contro la Sampdoria

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L'hanno chiamato “Perseverance”, perseveranza. Lo scopo oltre i limiti, l'idea oltre lo scopo. È il rover pensato, architettato e sviluppato dalla Nasa per abbattere il grande tabù dell'uomo moderno, la suggestione surreale o la ferma convinzione della vita su Marte. E la perseveranza è anche, se non soprattutto, l'obelisco attorno al quale Leonardo Semplici sta costruendo – o perlomeno intende costruire – l'impresa della salvezza. Che ad oggi, 8 marzo, è quantomeno incerta ma sì, c'è vita sul pianeta Cagliari. Eccome se c'è.

Il giaccone non se l'era rimesso solo Semplici, perché l'assalto oggettivamente timido dei rossoblù non dava l'impressione di poter sublimare nella maglia strappata da Cerri, come in quel drammatico – nel senso più positivamente teatrale del termine – 2 dicembre del 2019.

La preghiera calciata da Perseverance Nainggolan era il corollario di una partita che - ai punti - aveva una X stampata a caratteri cubitali sul terreno, dove la sbocciata di Yoshida faceva scopa con la sassata di Gabbiadini e lo spiraglio pescato da Bereszynski. Qualche centimetro più in là e non si sarebbe modificato assolutamente nulla nel giudizio della prestazione (buona) del Cagliari, ma sarebbe cambiato il mondo sul cammino dei rossoblù. Ad oggi Joao e compagni, complice un sorprendente Crotone trascinato da un giganteggiante Ounas (finalmente un lato positivo riguardo la sua cessione), hanno due lunghezze sul Torino. Due passi che di fatto (grazie ad un sottovalutatissimo vantaggio sugli scontri diretti) sono tre, e obbligheranno i granata a piazzare almeno un jolly tra i due recuperi – tutt'altro che banali – che il Toro affronterà contro Sassuolo e Lazio. Ma soprattutto riavvicina il Cagliari al gruppone davanti, quello che parte dal Bologna (sei punti sopra e tutt'altro che licenziato dalla royal rumble) e termina col Benevento, il vero vaso di coccio là sotto.

Il fatto è che non è tanto il punticino a far la differenza, che conta il giusto, quanto la continuità in cui si traduce quel punto. E in una lotta per non retrocedere c'è una sola cosa che conta più di un risultato: l'inerzia. A parità di classifica, si salverà al duecento percento la squadra che parte dalle retrovie, quella che sfrutta la scia e mette la freccia. Non è un dogma ma ci si avvicina tanto. La parità di classifica ancora non c'è, questo è chiaro, ma l'inerzia di un Cagliari tartaruga che con Semplici non ha mai fatto cilecca potrebbe presto presentare il conto alle lepri del gruppone.

I rossoblù intanto fischiettano, si caricano e ri-fischiettano. L'inerzia avanza, la pinna dei sardi comincia a far girare al largo i bagnanti. Zitti e buoni, si direbbe in questa italianissima settimana sanremese: il Cagliari c'è.

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