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Se lo vedi puoi afferrarlo

L'analisi del match contro la Fiorentina

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Nuoti verso l’orizzonte ma già lo sai, non lo puoi raggiungere. Te l’hanno insegnato quando eri piccolo, ti hanno detto di non provarci nemmeno. La cosa non ti è mai andata troppo a genio, perché se lo vedi puoi afferrarlo. E allora nuoti, bracciata dopo bracciata. Testa sott’acqua, giusto qualche secondo fuori per prendere ossigeno. Ma l’orizzonte non arriva, è sempre lì, mentre guardi la riva e vedi i bagnanti diventare formiche. Ora lo sai, o anneghi o ti bevi il mare. E tu, goccia per goccia, sei pronto a farlo sparire.

Il Cagliari punta dritto all’orizzonte. Lo fa con l’ennesimo affresco maraniano, con un tributo alla Spagna declinato nelle forme del tiki-taka e della manita, le due ossessioni iberiche. Lo fa con una partita che vale come autocertificazione di forza, che dimostra che a questi ragazzi, in questo momento storico, riesce davvero qualsiasi cosa. Perché non è un caso che il Simeone che attentava al fegato di mezza Fiesole sia diventato un centravanti da gol di tacco con nonchalance, non è un caso che Nainggolan spari da trenta metri e che si vada in porta giocando a due tocchi.

Il fatto è che esiste una strana inversione di rapporti causa-effetto: non è tanto avere dieci punti in più perché si gioca di prima, si gioca di prima perché si hanno dieci punti in più. I rossoblù stanno in campo sul jet pack, a un metro da terra, sentono una fiducia addosso senza logica. Ancora, cinque gol alla viola portano un altro sold-out al prossimo botteghino, e un altro sold-out può portare altri punti. In fondo il calcio è una lunga progressione, è un domino che aspetta la scintilla, in negativo o in positivo. Il Cagliari ha preso l’onda a Napoli e la sta cavalcando: da quel gol di Castro, ovvero un contropiede di un cinismo da condanna penale in mezzo ad un assedio azzurro, i sardi hanno preso il volo. L’altra faccia della medaglia la vediamo col caos attorno ad Ancelotti e i suoi uomini, con uno spogliatoio con armadietti e forche e cinque punti in meno dei sardi.

Lo tsunami surfato dal Cagliari rappresenta la prova inconfutabile di come nel calcio, come in qualsiasi altro sport, la testa pesi più del corpo. Poi è chiaro che non di sole motivazioni vive un giocatore, perché i rossoblù sono dove sono grazie ad un Nainggolan vicino alla miglior versione di sé, a due centrocampisti tutt’altro che ordinari come Rog e Nandez e diversi altri signori calciatori che dribblano la favola. Ma è vero anche che stavolta si sta andando oltre, stavolta qualcuno non si vuole accontentare di vedere l’orizzonte da lontano.

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