Se si cerca l'anormalità ci si abitui alla normalità . E allora nessuno scoppi il petardo, perché tutto questo gran casino deve diventare logica e quotidianità . D'altronde nessun maratoneta ha stappato lo spumante ad ogni chilometro macinato, nessun chitarrista ha mai regalato l'assolo ad ogni strofa completata. Prima il traguardo e poi ci si volta, non esistono eccezioni.
Ieri il Cagliari ha esibito il repertorio completo, girovagando l'universo calcistico tra missili terra-aria del ragazzo belga, polmoni sputati e messi in mostra, scavetti che parlano argentino e doppiette da leader.
Ed è proprio su queste ultime che è doveroso soffermarsi: Joao Pedro si è preso il Cagliari. Il brasiliano un po' mezzala e un po' nullocampista dell'arrivo in Sardegna sta completando l'evoluzione che lo sta, di fatto, trasformando in una delle migliori seconde punte della Serie A. Il numero dieci ha assorbito con maturità il k.o. di Pavoletti, caricandosi di responsabilità che ha convertito in agonismo. Il Joao 2.0 è un giocatore diverso anche da quello della passata stagione, quando spesso gigioneggiava "approfittando" dello stakanovismo di Pavoletti: ora corre, suggerisce e detta. Soprattutto, incide, anche e soprattutto quando pesa.
Il tandem col Cholito funziona, a voglia se funziona, e Maran può permettersi di cambiare il trequartista alle loro spalle con elasticità , forte di movimenti consolidati che stanno creando un'identità chiarissima.
È quella di una squadra che propone, che va a cercare la vittoria e che sa prendere le botte senza stordirsi. È una squadra che ha imparato a darle prima di prenderle, che sa di essere più forte di un Bologna e attacca sempre i tre punti.
Oggi qualsiasi squadra arriva in Sardegna col dovuto rispetto, bussando e senza strafare. Forse qualcosa si muove, forse qualcosa sta cambiando: anche là in fondo, oltre il Tirreno, qualche bocca in più pronuncia la parola Cagliari.