C’è una legge non scritta che sta pian piano palesandosi nel campionato del Cagliari. Una regola, una costante, che ci permette di dividere in due tipologie le partite dei rossoblù. Esistono le gare in cui il migliore in campo è Alessio Cragno, mentre tutte le altre in via residuale confluiscono nel tipo B. Quelle della prima specie seguono un canovaccio classico: di solito Pavoletti non riceve un pallone, Joao Pedro e Srna sono i peggiori in campo e Barella va sotto il sei. In questa macrocategoria i sardi iniziano bene e poi si ammosciano oppure vanno sotto e sprintano a giochi fatti. Il risultato è circa lo stesso.Il secondo gruppo, decisamente più raro, vede quasi sempre Barella uscire come MVP. Pavoletti fa costantemente almeno un gol e i terzini arano la fascia per un’ora e mezza.
Ieri il Cagliari, dopo aver trascorso nove giorni da divinità prestata ai terrestri, dopo quel venerdì di fuoco, da tipologia B, ha sfoderato il più classico dei partitozzi da primo gruppo. C’erano tutti gli ingredienti: inizio coraggioso, gol dello svantaggio, Cragno bombardato a tappeto, Srna in versione INPS, Barella insufficiente e Pavoletti a chiedere “C’è nessuno?” come una particella di sodio.
Il Cagliari si è reso poche volte pericoloso nel primo tempo e mai nel secondo, contro un Bologna che non vinceva una partita in casa da una vita e mezza. Ieri gli uomini di Mihajlovic sembravano una big, e quando una squadra mediocre fa un figurone qualcosa non torna. I sardi son entrati in campo sulle ali dell’entusiasmo, cercando di proseguire il magic moment inaugurato con la vittoria contro l’Inter. Dall’episodio del rigore, con conseguente vantaggio dei felsinei, i rossoblù hanno staccato la spina, come se la rete subita avesse minato quelle piccole consapevolezze che andavano sviluppandosi.
La rete nasce da un’autentica sciocchezza di Bradaric, che da diverso tempo sembra il cugino brocco del dinamico playmaker che aveva impressionato nelle prime uscite con la maglia del Cagliari: il passo è più da bradipo che da Bradaric, ma anche in fase di impostazione, se pressato, va spesso in difficoltà, risultando impreciso e controproducente. Quel braccio largo, totalmente inutile, è un chiaro segnale di scarsa lucidità: un giocatore con la sua esperienza internazionale non dovrebbe compiere ingenuità simili.
Un successo poteva rimandare mandare tanti saluti al campionato e arrivederci all’anno prossimo, ora il Bologna torna prepotentemente in corsa e rischia di riacciuffare per il colletto il Cagliari in fuga. Sei punti sono una fesseria, e non possono certo bastare a dormire sonni tranquilli. Nemmeno con questo Alessio Cragno. Questo piccolo fenomeno di nome Alessio Cragno.

