Il Cagliari vince, convince, emoziona. Sì, finalmente conquista tutti.
Alla Sardegna Arena i rossoblù di Maran sfoderano una prestazione (la migliore della stagione) di altissimo spessore tecnico e personalità che vale la vittoria contro l’Inter.
Pressing asfissiante, corsa, cattiveria agonistica, lucidità, carattere, “astuzia”. Insomma, si è vinto giocando a “pallone” offrendo un gran bel calcio. Tre punti, tutti in piedi ad applaudire e festeggiare. Ora, la salvezza è più vicina.
L’impresa contro i nerazzurri si trasforma in una vivida fotografia da conservare gelosamente nell’album dei ricordi più belli, un bel souvenir “che ci commuoverà fino a farci contenti” come “una canzone tra i denti” (citando un brano del 1992).
Una soddisfazione necessaria. Perché una bella salvezza va impreziosita con qualche “colpaccio” capace di colorare il percorso stagionale già tristemente macchiato (io non dimentico) da troppe maledette domeniche quali Lazio, Udine, Sassuolo, Empoli, Milan.
E perché come dice il mio amico Mario (non quello del famoso bar) il Cagliari (mio stesso identico pensiero e sentimento) non è un soltanto una squadra di calcio, ma una filosofia di vita.
Il souvenir Inter è “da mettere poi via ridicendoti avanti”.
Testa al Bologna. Per l’Emilia (terra del “Liga”) passa la salvezza del Cagliari.