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Un applauso per la reazione, ma è ora di cambiare registro

Tante le note stonate dei rossoblù nella partita pareggiata contro il Sassuolo. Dall’approccio sbagliato al pubblico che a lungo andare potrebbe spazientirsi

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Il cielo era grigio ieri pomeriggio sopra il Sant’Elia, e tale è rimasto. Ma un piccolo arcobaleno si è scorto quando Marco Sau ha fatto gridare lo stadio, dopo aver siglato la rete di un insperato pareggio.

È stata una bella “remuntada”, non c’è che dire. È stata bella perché conquistata col cuore. È stata bella perché sofferta, oltre che insperata, dopo il primo tempo straordinariamente mediocre che il pubblico è stato costretto a sorbirsi.

Un rewind di Cagliari-Bologna di qualche settimana fa, terminato 0-3: così pareva essere questa partita. Affrontata nei primi 45 minuti da una squadra con la testa tra le nuvole. Ma l’inerzia nel secondo tempo è cambiata.

Chissà cosa avrà detto negli spogliatoi Lopez alla squadra. Forse avrà chiesto ad alcuni di togliersi il pensiero del calciomercato, distante ancora un mese, e pensare a giocare. Giocare per quella gente che in curva non accennava a smettere di cantare, anche durante l’intervallo.

Il Sassuolo doveva essere una vittima sacrificale. Attenzione, avrebbe dovuto esserlo a inizio campionato, da previsioni. E invece no, se la sta giocando a viso aperto contro tutte le squadre, e ieri avrebbe meritato qualcosa in più di un semplice pareggio, dopo aver condotto magistralmente tre quarti della gara.

E c’è poi la tanto amata (dai tecnici moderni) difesa a zona: forse la miopia generale sta colpendo Lopez e collaboratori, o è evidente che il Cagliari prenda gran parte dei gol su calci d’angolo o punizioni dalle fasce? Sarebbe ora di tornare alla tradizionale e tanto amata marcatura a uomo.

Tanti sono i temi, tante le considerazioni emerse dopo aver assistito alla tragedia culminata in allegria che ci ha riservato la partita di ieri. Dal risveglio di Nenè alla resurrezione di Sau, dalla scarsa verve di Astori e Cossu, fino al muso lungo di Agazzi in tribuna.

Un campanello d’allarme era già suonato settimane fa, ma la vittoria sul Torino targata Conti e lo strepitoso Avramov contro la Roma avevano provveduto a disattivarlo. Ieri Lopez, letteralmente infuriato, ha ammonito tutta la squadra, rea di essere entrata in campo troppo molle.

Occorre cambiare registro, occorre cambiare approccio con la gara, occorre giocare per davvero, perché un pubblico come questo altrimenti non lo si merita.

E domenica prossima sarà ancora partita in casa: l’occasione giusta affinché la quadra dimostri il suo reale valore.

Battere il Genoa e allontanare le streghe. Questa è la prerogativa.

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