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Cagliari, tutto secondo copione: e ci mancherebbe altro!

L'analisi del match contro il Palermo

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L'obiettivo era vincere e ci mancherebbe altro. Il Cagliari affrontava una delle squadre più brutte degli ultimi quindici anni, quel Palermo forgiato, impreziosito e autodistrutto da Zamparini: dieci mister nessuno da Serie B (a voler essere generosi) più un gran giocatore come Nestorovski, da solo nell'isola (sicula). Perché un giorno c'era Pastore e oggi c'è Trajkovski, un tempo illuminava Dybala e ora la candela la porta Bruno Henrique, sic transit gloria mundi. A ciò si aggiunge un incompresinbile Posavec in porta, quello definito da Zamparini come il miglior numero uno della sua gestione, nonostante dalle parti de La Caletta ridano di gusto (leggasi Salvatore Sirigu).

Tutto ciò premesso, la vittoria dei rossoblù non sembrava affatto scontata. Un po' perché per il Palermo era quasi un'ultima spiaggia (ora si mette male male per i siciliani), un po' perché la Iena Baccaglini, presidente nel tempo libero, aveva caricato l'ambiente chiamando tutti a raccolta al Barbera (salvo poi trovare quattro gatti tra gli spalti). E infatti l'avvio di gara è stato un monologo rosanero, in grado di trovare velocemente il gol del vantaggio sfruttando un Cagliari completamente in bambola.

Tutto come da copione. Almeno sinché i sardi non si son resi conto dell'imbarazzante differenza di livello tra i due organici, Ionita si è ricordato di cosa fosse in grado di fare prima dell'infortunio, Borriello ha fatto il Borriello e il Palermo ha palesato tutti i suoi (numerosi) limiti.

In questo contesto i rossoblù hanno scoperto di poter contare ancora sul talento di Marco Sau e sulla sua voglia di dire la sua. Quantità da mediano al servizio dei soliti piedi fatati, il bomber di Tonara ha lanciato un messaggio forte e chiaro: vuole giocare ed è disposto a correre, nel vero senso della parola, pur di farlo.

Intanto chi corre verso un altro anno in serie A è il Cagliari, che può già iniziare ad andare a prendere un po' di sole in virtù dei 35 punti a otto match dal termine. Ad inizio campionato c'era da metterci la firma, poi le cose son andate in modo un po' strano, con la prima serie A della storia a diciassette squadre senza retrocessioni, e anche l'essersi salvati a gennaio sorseggiando un cocktail fa storcere il naso. 
 

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