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Pisacane: "A Cagliari tanto affetto da un popolo fantastico. Ne sono orgoglioso e affascinato"

Le parole del terzino rossoblù intervistato da gianlucadimarzio.com

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L’ultima annata rossoblù è stata da incorniciare, culminata con il primo posto nella cadetteria, ma soprattutto con la promozione nella massima serie. Uno dei protagonisti della cavalcata cagliaritana verso il tempio delle grandi del nostro calcio è stato indubbiamente Fabio Pisacane.

Un vero combattente che mette al servizio dei colori rossoblù tanta corsa, grinta, carisma e grande personalità in ogni partita. In un’intervista rilasciata a gianlucadimarzio.com, l’esterno basso del Cagliari ha affrontato diversi temi: dal suo arrivo in Sardegna al rapporto con mister Rastelli fino a parlare del suo passato difficile e della soddisfazione di poter giocare in A. Fin da subito, il feeling tra il difensore e l’ambiente cagliaritano è stato ottimo:

“E pensa che all'inizio, tra campionato e Coppa Italia, non avevo ancora giocato partite importanti” - racconta Pisacane – “Eppure vedevo che comunque c'era un certo tipo di affetto nei miei confronti. Mi ha reso orgoglioso e mi ha affascinato. Arrivare in una piazza importante come questa e ricevere una tale manifestazione di stima non può che farti piacere. Questo mi ha anche responsabilizzato maggiormente. Spero e credo di averli ripagati per tutta questa fiducia, prima come uomo e poi come calciatore”.

Il calciatore napoletano è sempre stato un guerriero, sia in campo che nella vita. A tal proposito, il numero 19 rossoblù parla del suo difficile passato:

“Sono cresciuto nei Quartieri Spagnoli e non è una realtà semplice. Puoi avere a che fare con persone che possono portarti verso cattive strade. Fin da piccolo impari subito ad anticipare le situazioni, a capire cosa potrebbe succedere in determinate circostanze. Anche da una partitella tra amici potevi aspettarti di tutto: c'erano i giorni in cui andava bene e altri in cui diventava un ring. Per questo dico che si impara a crescere prima, a lottare per sopravvivere. Facevo scuola calcio in una società di quartiere, la Celeste”.

A 14 anni, però, Pisacane deve affrontare una prova ben più complessa e che va oltre il calcio:

“Una mattina mi svegliai paralizzato dalla testa ai piedi. Capii subito che c'era qualcosa di grave, ma a 14 anni non hai ancora la consapevolezza necessaria per realizzare completamente" – afferma il terzino- “Questo forse fu anche un vantaggio in quel momento. Mi fu chiara la gravità della situazione solo quando mi ritrovai in un letto di ospedale. La diagnosi fu terribile: sindrome di Guillain-Barré. Dalla speranza di realizzare il sogno che avevo fin da bambino mi trovai ad affrontare la partita più difficile. In quel momento non pensavo al fatto che forse non avrei più giocato a calcio. Tutti i miei sforzi, le mie speranze erano indirizzate a combattere per un bene più prezioso, la vita. Mio padre è stato sempre al mio fianco, non lo scorderò mai. Continuava a ripetermi “Stai tranquillo Fabio, sei entrato in questo ospedale con le tue gambe e allo stesso modo ne uscirai”.

A tre anni dal male che lo colpì, per “Pisadog” (uno dei soprannomi storici del difensore campano) arrivò la prima soddisfazione della sua carriera con l’esordio in B con la maglia del Genoa, quando venne scoperto da Claudio Onofri, ora commentatore tecnico di Sky Sport. Dopo le esperienze a Genova e Terni, arrivò all’Avellino di Rastelli, con cui Pisacane instaura un rapporto di reciproca fiducia e stima, che si rinnoverà anche con l’approdo di entrambi al Cagliari. Sul dualismo con Balzano e sulla “meritocrazia” di Rastelli nei suoi confronti, il difensore è stato sempre molto chiaro:

“Nei due anni passati insieme ad Avellino io ho fatto il calciatore e lui l'allenatore. Il nostro è un rapporto basato sul rispetto reciproco. Alla conferenza di presentazione mi chiesero addirittura se la presenza di Rastelli mi avrebbe facilitato nel ballottaggio con Balzano. Chi pensò una cosa del genere non aveva ancora capito che tipo di allenatore si trovava di fronte. Rastelli non guarda in faccia nessuno, fa giocare solo chi merita e l'andamento della stagione è stata la miglior risposta. Il fatto che poi questo rapporto si sia fortificato nel corso degli ultimi tre anni è solo perché abbiamo entrambi un unico obiettivo, il bene della squadra”.

Il terzino poi racconta del suo affetto per la città isolana e i suoi compagni di squadra:

“La città è incantevole e ho conosciuto un popolo fantastico. Non sono frasi di circostanza, sono sincere. Ho capito che esistono ancora persone genuine e con certi valori, mi hanno conquistato. È un legame forte. Ho portato un bimbo piccolissimo che ora ha 18 mesi e un altro lo abbiamo concepito proprio a Cagliari. È e sarà una tappa che segnerà per sempre la mia vita. Compagni? Quest'anno abbiamo cercato tutti di essere il più concentrati possibile sull'obiettivo, ci siamo lasciati andare solo al momento di festeggiare la promozione. È un bel gruppo, composto da ragazzi seri e simpatici. Il più 'casinista'? A me piacerebbe invece parlare dei più 'saggi', quelli che pur non avendo giocato tantissimo sono stati fondamentali per il gruppo e mi riferisco in particolare a Roberto Colombo. Un esempio per tutti”.

Infine, Pisacane esprime tutta la sua emozione in quella che sarà la sua prima avventura nella massima serie… a tinte rossoblù:

Solo adesso, dopo qualche giorno, sto metabolizzando il tutto. Ora mi sto rendendo conto veramente che il sogno si è avverato e come uomo mi rende orgoglioso. Sembrava un obiettivo impossibile, irraggiungibile. Non mi sono arreso, non ho mai mollato e ci sono arrivato con le mie forze. Non potrei essere più felice”.

Cagliari-Pisacane, il guerriero dal grande cuore pronto a lottare per la A.


 

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