Il suo Cagliari lo aveva fatto esordire, a soli 17 anni, in massima serie. Quella di Daniele Ragatzu pareva essere la favola di un predestinato, che contro la Fiorentina marcava la sua prima (seppur inutile ai fini del risultato) rete in Serie A, ripetendosi contro Milan e Bologna. Tutti lo desideravano, ma Cellino non intendeva cederlo per nessun motivo.
Eppure un bel giorno il sogno, complici diversi problemi, è svanito, e l’ex attaccante rossoblù ha cominciato a girovagare, senza troppa fortuna, per la serie cadetta. Prima Gubbio, poi Pro Vercelli (3 gol), la parentesi Verona in A senza alcuna presenza, Virtus Lanciano e la scorsa stagione ancora Pro Vercelli (appena 6 presenze e nessuna rete).
In estate è arrivata la chiamata del Rimini, in Lega Pro. Il buon Daniele ha ritenuto che potesse essere la piazza ideale per ricominciare. E domenica scorsa è giunta la prima rete: il gol vittoria al 95’ contro la Maceratese, che ha consentito alla squadra di proiettarsi al secondo posto in classifica a quota 7 punti.
Una gioia incontenibile, come testimoniato dallo stesso attaccante:
"E' stata una soddisfazione personale, visto che mi era stata messa addosso l'etichetta di giocatore senza testa che purtroppo mi sono andato a cercare. Poi mi ha reso felice anche per la squadra, vista la grande mano che compagni e società mi stanno dando in un momento difficile per me. E' un'importante possibilità per rimettermi in mostra e non la sprecherò sicuramente. Il gol? Lo dedico a mia nonna, che è mancata da poco, e a mio padre che è la mia vita”.
Il giocatore continua analizzando gli anni passati e avendo parole al miele per il suo Cagliari:
“Ho fatto parecchi errori che ho pagato, ma non è mai troppo tardi per riprendere in mano la propria vita. Io sono preparato per fare le cose per bene, l'impegno non mancherà e la testa è già pronta. Serie A? Non so quanto tempo ci vorrà, ma farò di tutto per tornarci e ci proverò fino a quando sarà possibile.
A Cagliari ci sono state molte incomprensioni. Sono stato sei mesi fermo, ma mi sono sempre allenato, anche se da solo. Non ho mai mollato, perché non fa parte del mio carattere. Ho vissuto settimane pesanti, però sono riuscito a resistere. Anche adesso, non ho intenzione di arrendermi e fino a quando il fisico me lo permetterà lotterò per risalire.
Mentalmente negli ultimi anni ho sbagliato qualcosa, anche fuori dal campo. Quest'anno devo cercare di curarmi di più e lasciar stare le cose da ragazzino. Adesso sono cresciuto: vedo solo il mio obiettivo e nient'altro. A Rimini si sta benissimo. Dai compagni di squadra alle persone che incontri per strada, questa è una città in cui quando le cose vanno bene si vive serenamente.
Per quanto riguarda la Lega Pro, rispetto alla B non ho notato una grande differenza. Anzi, fisicamente mi ha impressionato di più questa categoria, anche se le squadre si chiudono dietro ed è difficilissimo far gol. In Serie B c'è invece un po' più di qualità. Obiettivi? In questa stagione la squadra deve salvarsi e daremo tutto per riuscirci. Quello personale è invece di segnare più gol possibile, questo farebbe aumentare la fiducia delle persone e la mia autostima.
Il Cagliari? Sarà sempre la mia squadra del cuore, qualcosa che non si abbandona mai. La retrocessione l'ho vissuta male, come tutti i sardi. Però sono convinto che i rossoblù quest'anno faranno un grande campionato e dimostreranno a tutti quanto valgono. L'obiettivo è la Serie A, il vero habitat del Cagliari, dove è sempre stato negli ultimi anni. Contatti? Che io sappia non ci sono stati, anche perché non ho fatto una grande annata a Vercelli. Però per me Cagliari è sempre Cagliari, è la mia terra e tiferò sempre e solo per i rossoblù. Secondo me la squadra per risalire c'è.
E senza troppe difficoltà: ci sono tanti giocatori che in B nelle ultime stagioni hanno fatto sempre bene e molti hanno già giocato in Serie A. Per il momento sta andando tutto secondo i piani e mi auguro che continuino così, anche perché non ce la faccio proprio a vederli in B".

