Ha passato diversi dei suoi anni da dirigente sportivo a Cagliari. E anche oggi che lavora in Inghilterra, Nicola Salerno non smette di seguire la squadra che l’ha lanciato nel calcio che conta.
Da grande esperto di calcio qual è dice la sua sul difficile momento rossoblù, lui che ha vissuto anche l’annus horribilis 2007/2008, non riuscendo a godere del miracoloso tour de force che portò il Cagliari a un’insperata salvezza sotto la guida di Davide Ballardini (Salerno venne infatti licenziato nel febbraio del 2008, quando la cavalcata rossoblù era appena iniziata).
Intervistato da “La Nuova Sardegna”, l’ex dirigente del Cagliari tratta diversi temi.
La stagione che considera la più importante in rossoblù:
“Il ritorno in A del 2004”
Sul momento della squadra:
“Ora è necessario che la squadra si ricompatti e credo che il club abbia fatto bene a chiedere un sacrificio: il ritiro può essere decisivo per riavere la solidità del gruppo”.
La sua opinione sul finale di campionato:
“Guai a mollare, otto partite non sono affatto poche. Basta vincere due partite di fila e le cose cambiano Il calendario del Cagliari non è terribile e anche le dirette concorrenti possono pagare dazio. Basta ritrovare i 3 punti e tutto può capovolgersi”.
Cosa pensa della squadra rossoblù:
“Ho visto la partita con il Genoa, il Cagliari è vivo e crea palle gol. Ci sono stati degli errori ma anche tanta sfortuna. Ma né la squadra di Zeman, né quella di Zola sono state surclassate. Quel che è mancato sono i risultati”.
Sui singoli:
“Tra i nuovi mi piace Donsah. M’Poku ha grandi mezzi ma deve maturare”.
Sui senatori:
“Giocatori eterni non ce ne sono, altrimenti avremmo ancora Suazo, Langella e Esposito, ma i senatori possano dare un grande contributo fin dal ritiro. Il gruppo ha dei valori e alla fine verrà fuori. Ripeto, basta una vittoria e tutto può succedere”.