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Pavoletti: “Sto cominciando a correre, punto al rientro in Agosto”

“Ripresa campionato? Se ci saranno le giuste condizioni”

La Redazione
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Leonardo Pavoletti, attaccante del Cagliari, si è raccontato in una lunga intervista concessa ai microfoni del profilo Instagram di Che fatica la vita da Bomber.

Ecco le sue parole:

"Sto iniziando a correre, è un bel passo. Qualche fastidio ancora ce l'ho, fa parte del percorso. Ci sono già passato, lo conosco bene avendolo affrontato di recente. Nella sfortuna di essermi fatto male, la riabilitazione postoperatoria era permessa durante l’emergenza, se non la fai subito rischi di comprometterti la carriera ed il futuro.

La chiamata in Nazionale? La scopri dai social e dai giornali. Una delle ultime volte ero al centro sportivo, mi ha avvisato un dirigente a fine allenamento. La prima convocazione l’ho scoperta in tv su Sky Sport. Il gol in Nazionale? Come tutte le cose importanti te ne accorgi più tardi. Ero teso perché avevo paura di non entrare. Mi era già capitato tre volte di riscaldarmi per tutto il secondo tempo e non entrare. Giocare in Nazionale e vivere l’ambiente è troppo bello. Senti la storia, sai di essere tra i migliori giocatori italiani e non devi mai abbassare la guardia. Come arriva il gol inizi a sentirti anche parte del progetto. Quella notte avrò preso sonno alle 5 nonostante fosse il gol del 6-0. Per me è stato come un gol in finale.

Srna? Oggi è il suo compleanno, gli ho mandato un messaggio ma non mi ha risposto. Un grande compagno, con di lui mi arrabbiavo spesso in allenamento perché volevo sempre vincere le partitelle. Non vedo l'ora di riabbracciarlo, ora però è in Ucraina e non pensa a noi (ride n.d.r.).

Ho sempre avuti idoli solo nel calcio. Da piccolo giocavo a tennis perché mio padre è un maestro di tennis. Giocavo con la testa? No (ride n.d.r.) non conoscevo ancora questa mia dote. Seguo anche il basket e il pugilato, ma poco. Mai pensato di giocare a basket. Mi piace vederlo ma non avrei potuto giocarci.

Se dovessi tornare in una squadra? In Serie A, forse al Genoa. Anche Varese e Lanciano. Con il Lanciano ho fatto la promozione dalla C alla B, mentre con il Varese abbiamo disputato un campionato disastroso e raggiunto la salvezza in B ai playout. Dove non ho avuto opportunita? Credo a Napoli, per mille fattori e soprattutto per colpa mia. Non ho dato quello che sono, mi hanno apprezzato tanto umanamente ma quando sono sato utilizzato non ero forse pronto. Tra l’infortunio all'inizio e una squadra che girava a mille all’ora con un gioco in cui io arrancavo. Ho fatto fatica, mi dispiace. Bastava magari solo un gol per sbloccarmi e sentirmi partecipe di quella squadra non solo nello spogliatoio. In città tutti si erano accorti che io amavo veramente lo spogliatoio, i napoletani mi amano per quel motivo. Dove ho fatto la cazzata più grossa? Al Genoa, quando sono andato via nel momento migliore. Ero il leader, tutto girava in funzione mia. Sono contento di averlo fatto, mi ha fatto crescere, sono esperienze. La cosa mi ha cresciuto molto. Molto probabilmente era l’ultima chiamata per il grande calcio, ci ho provato ed è andata male. Partire dalla Serie D e sfiorare di giocare la Champions League è tanto, non mi pentirò mai della scelta.

Il mio animale domestico? Ho un maialino vietnamita come animale domestico.  Pesa 100 chili, l’abbiamo messo a dieta. Alle sei e mezza ti butta giù la porta la mattina se non gli dai il latte. Ti sorprende come animale domestico, ormai è un fratello. Ha 10 anni. Avevamo anche due cani, loro ora sono scomparsi e noi abbiamo preso un cane e una tartaruga.

La gavetta? Se uno ci sta con testa e ha i mezzi, presto o tardi arriva. Se uno ragiona trovando scuse non può arrivare a certi livelli. Io sono partito dal basso e all’inizio non lo capivo. Mi incazzavo con il direttore del Sassuolo perché mi mandava sempre in prestito, mi diceva che dovevo fare la gavetta. Anni dopo ti rendi conto che non ci saresti potuto stare. Invece sono cresciuto e quando finalmente ho giocato ero pronto.

Il giocatore più forte in A? Tolto Ronaldo, secondo me Immobile. Con lui inizi ogni partita sull’1-0. Siamo attaccanti diversi, ma mi piace molto. Lo prenderei sempre nella mia squadra, avere un'attaccante che fa sempre gol è tanta roba. A chi mi ispiravo da piccolo? Van Basten. La mia famiglia è milanista e ho ancora tante cassette. Sono cresciuto guardandolo, aveva una classe infinita. Poi Ronaldo il fenomeno. Tra i due non saprei chi scegliere. Il più forte con cui ho giocato? Hamsik, era devastante. Sapeva fare tutto. Poi Chellini mi ha impressionato, ha la stessa cattiveria in allenamento e partita. Rimane sempre concentrato, è ad un livello molto alto. Mi sono allenato con Koulibaly e so quello che dico, Chiellini è un difensore fortissimo soprattutto a livello mentale. Il portiere che mi ha impressionato di più? Perin, siamo grandi amici ma gli ho visto fare grandi cose. Anche Cragno è veramente forte. Negli allenamenti è un muro. Lo conoscevo prima di Cagliari, ma ora è arrivato a grandi livelli. Avere lui in porta è una sicurezza, soprattutto per una squadra con i nostri obbiettivi.

Questa stagione? Siamo partiti male alla prima con il Brescia, poi con l’Inter perdiamo su rigore in una partita combattuta. Dal 3-1 di Parma abbiamo iniziato a volare e vederli da fuori era davvero bello. Quando si vola però arriva il momento in cui si cade, poi ci siamo riusciti a riprenderci nel modo giusto.

Nainggolan? Radja poteva essere tra i più forti con cui ho giocato  ma insieme ci siamo allenati solo due-tre settimane. Vederlo da fuori è devastante ma avrei voluto vederlo di più in campo. Purtroppo quest’anno...

Rientro? Date certe non ce ne sono. Ad agosto saranno passati 6 mesi e dovrei avere l’idoneità sportiva. Vediamo come va questo campionato. Riprendere? Vanno fatte le cose per bene. Se ci sarà l’opportunità speriamo tutti di farlo. Magari nell’ultima partita 5 minuti entro. Se la situazione non migliora però è giusto pensare all'anno dopo. Andare a giocare sapendo del Coronavirus non è semplice.

Piede destro o testa? Testa. Con il maialino guardiamo le more o le bionde? Sono più da more, ho avuto pochissime bionde nella mia vita. Dove mi vedo tra 10 anni? Sono più da basta calcio, ma ho paura di pentirmene. Sto iniziando a pensare cosa potrei fare. Allenatore sicuramente no, magari dirigente o nel settore giovanile. Se tornassi indietro? Il crociato è durato tanto nonostante tutte le botte ed i salti, la testa sicuramente no. Forse la voglia nei primi anni, mi potevo svegliare un po’ prima. Ho capito dopo cosa volesse dire fare il calciatore. Il sardo? Uno dei dialetti più difficili che ho mai sentito. Mio figlio è nato a Cagliari, magari me lo insegnerà lui quando lo parlerà. Qui in Sardegna si sta benissimo, c’è il sole anche a gennaio. È un paradiso".

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