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Ballardini: “Coronavirus? Ascoltiamo i medici: Serie A da fermare prima”

“In campo solo quando nuovamente possibile”

La Redazione
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Davide Ballardini, ex tecnico del Cagliari tra le altre, è intervenuto ai microfoni di Mediagol.it paelando della situazione creata dall'Emergenza Coronavirus e di alcuni aneddoti della sua vita in panchina. 

Ecco le sue parole:

“Misure adottate per contrastare l’emergenza Coronavirus? Io credo che bisogna ascoltare chi ne sa più di noi. Abbiamo la fortuna di avere persone altamente qualificate come medici, virologi etc, quindi non ci resta che ascoltare loro e rispettare le regole che, insieme al Governo, ci dettano. Provvedimenti a strappi per sancire lo sto definitivo alla Serie A? Io penso che si sarebbe potuto intervenire prima, anche se inizialmente non ci si è resi conto della gravità della situazione, quindi, magari, si è sottovalutato il rischio e le società pensavano ai propri interessi e non agli interessi comuni. Solo in seguito si è capito che il problema era grave e quindi giustamente si è deciso di fermare tutto, anche se sicuramente, come già detto, ci si poteva pensare un po’ prima. Questa volta, però, noi italiani – rispetto al resto d’Europa – siamo stati più attenti e siamo arrivati a modulare ed adottare le giuste contromisure prima delle altre Nazioni grazie ai nostri dottori e a tutti agli addetti ai lavori. Noi non dobbiamo fare altro che rispettare quello che ci viene detto e solo così potremmo dire di avere fatto il nostro dovere civico.

Soluzione migliore per terminare la stagione in Serie A? Intanto bisogna vedere quando il campionato riuscirà a riprendere, poiché ancora non lo sappiamo. Quando le squadre potranno tornare in campo, considerando premessa prioritaria quella di adottare tutte le precauzioni che servono, secondo me bisognerebbe cercare di portare a termine il campionato. Se non sarà possibile saranno adottate altre soluzioni, ma se è possibile finirlo è giusto farlo anche portandolo fino al 30 di giugno e oltre.

Lotito, Cellino, Zamparini e Preziosi? Sono presidenti che hanno tutti una grande e spiccata personalità. A parte Lotito che non interveniva tatticamente ed in merito all’aspetto prettamente di campo , gli altri cercavano di condizionarti molto sia a livello tecnico che di scelte. In quei casi io, romagnolo, tenevo duro e ascoltavo perché dovevo ascoltare, ma a volte, inevitabilmente, litigavo. È giusto ascoltare, ma poi bisogna assolutamente agire con la propria testa. Si tratta di presidenti, come ho detto, dall’ego pronunciato e notevole personalità che vogliono mettere il naso un po’ dappertutto. L’allenatore, però, deve tutelare la propria persona, le proprie idee e le proprie scelte, oltre a rivendicare l’autonomia del proprio ruolo fino alla fine. Questo significa portare rispetto a chi ti sceglie, perché è giusto che tu svolga con tutti i crismi ed assumendoti piena responsabilità il ruolo per cui sei stato ingaggiato e per cui vieni piegato". 

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