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Porrà: "Amare il Cagliari è orgoglio, rispetto, dignità e ostinazione. Su Lopez..."

"Per il Cagliari, per questa idea, i latitanti lasciarono le grotte per andare all’Amsicora, i pastori si portarono appresso le radioline, Gigi Riva divenne sardo adottivo sposandone i valori"...

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Il noto giornalista di Sky Sport, Giorgio Porrà, ai microfoni di Tuttosport, analizza il mondo del Cagliari a 360°, tra passato e presente.

Ecco le sue dichiarazioni:

"Per me il Cagliari è un concetto più ampio, assoluto, poichè la passione di un'intera isola si espande oltreconfine grazie agli emigrati. Significa credere che il calcio sia un territorio di prodigi, dove si può conquistare uno scudetto, in un ambiente ostile.

Amare il Cagliari vuol dire mettere davanti a tutto il carattere, ovvero tenacia, orgoglio, rispetto dignità, ostinazione nel raggiungere gli obiettivi, come la costruzione a tempi di record dello stadio provvisorio.

Le peculiarità che ho appena elencato penso che debbano essere rappresentate da una squadra che gioca a calcio. Per il Cagliari, i latitanti lasciavano le grotte per andare al vecchio Amsicora e i pastori si portavano appresso la radiolina.

Rastelli? Gli va dato atto di aver raggiunto in maniera brillante negli ultimi due anni i risultati che la società gli aveva chiesto di perseguire. Quest'anno aveva iniziato bene, ma obiettivamente quattro sconfitte consecutive sono risultati abbastanza pesanti.

Un anno fa di questi tempi il Cagliari aveva 13 punti in classifica, ora ne ha la metà. Contro il Genoa, ho visto un Cagliari molto passivo. Tuttavia, non sono contento quando un lavoratore viene licenziato. Lopez? Il gruppo deve essere assecondato. L'attacco ha fantasia, mentre c'è qualcosa da sistemare in difesa.

E' proprio qui che Lopez deve lavorare molto, lui che è stato gladiatore della retroguardia ed è amatissimo da tutti i tifosi rossoblù. Contro la Lazio sarà difficile, ma il decollo potrà avvenire se il Cagliari avrà la meglio negli scontri diretti. Questo Cagliari potenzialmente è da metà classifica.

Pavoletti? E' un buonissimo attaccante d'area di rigore. I suoi movimenti possono essere letali per gli avversari, bisogna dargli la possibilità di sprigionare tutto il suo potenziale. La salvezza? Non c'è una concorrenza così tremenda.

Gli eroi dello scudetto? Provo un grande brivido sulla pelle. Se io faccio il mestiere di giornalista da così tanto tempo è grazie soprattutto a loro. Nel 70' avevo appena nove anni, mi ritengo un bambino dello scudetto. Per chi era giovane in quegli anni, è stata un'esperienza irripetibile.

Se Sorrentino agli Oscar dice che Maradona gli ha salvato la vita, io posso dire tranquillamente che siamo stati salvati da Gigi Riva. Prima la Sardegna non era altro che un puntino, poi Rombo di Tuono la portò con grande dignità a riscattarsi. Uno scudetto vinto da una squadra di "extracomunitari" che si imponevano sul continente.

Come non ricordare il grande rifiuto di Riva alla Juventus, che l'avrebbe ricoperto di soldi. Rombo di Tuono non poteva lasciare: Martiradonna doveva finire di pagare la cucina. Situazioni come queste rappresentano valori unici. Certamente il mondo è cambiato ma non quel Cagliari".

 

 

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