"Mi videro con l’Atletico Mineiro" - racconta Joao Pedro a La Gazzetta dello Sport - "Esordii con Delio Rossi, proprio contro il Cagliari, e giocai in Europa League. Poi il Palermo cominciò a prestarmi. Vitoria Guimares, Penarol, prima di cedermi al Santos. E’ stata la mia fortuna, ho imparato tanto, col Penarol ho giocato la Libertadores, la manifestazione più bella, finora. Al Santos e al Mondiale Under 17, dove c’era pure Coutinho, giocavo con Neymar: è il più forte con cui ho lavorato. Mi mandava in porta, ma non segnavo. La sua forza è l’umiltà , poi ha tecnica, velocita, è forte di testa, è completo. Sono stato due anni fa a vederlo con il Barcellona e mi ha dato i biglietti. Ma non voglio mai rompere, sono fatto così. Io al Barcellona? Ci abbiamo scherzato. Io lavoro e so che arriverò. Amo le sfide. Ci credo sempre, andare in un grande club vuole dire essere arrivato a un alto livello".
L'arrivo a Cagliari
"Mi vide l’allora ds Francesco Marroccu che lavorava in Portogallo. Giocavo all’Estoril. Si fece lo scambio con Cabrera. Fa piacere l’affetto dei tifosi. Ho conquistato alcune cose, ma devo sempre dimostrare perché nel calcio tutto è troppo veloce, l’invidia c’è e le promesse nascono e muoiono. Il Cagliari mi fa trovare bene. Io do tutto e ho sempre dato tutto per questa maglia. Ho sofferto molto per la retrocessione. Rastelli? Posso solo ringraziarlo perché è sempre stato convinto che io sia un giocatore che può far la differenza. Era un attaccante, come ero io da piccolo, e mi ha insegnato trucchi e movimenti, mi fa muovere tra le linee e mi fa cercare spazi. Cerco di non dare punti di riferimento".
Diego Faris, un rapporto speciale
"E' come un figlio. Lo abbiamo adottato in casa e mia moglie lo invita spesso a mangiare. In campo insieme possiamo fare grandi cose, l’intesa è perfetta e e lui ha grandi numeri. Poi c’è Rafael, il portiere che vorrei vedere sposato, prima o poi. Lui è il più bravo di tutti a cucinare la carne in padella, quella noi abbiniamo a riso e fagioli e che mangiamo tre volte a settimana. Non ci fa male, è come per voi mangiare la pasta. Che a me piace. E con noi viene pure Bruno Alves, mezzo brasiliano. A basket, io Rafael e Diego, siamo imbattibili: nel tre contro tre è impossibile batterci. Hanno perso tutti in squadra. Siamo anche andati a giocare al campetto con i ragazzi cagliaritani. Divertente, Cagliari ti permette questo. Rafael gira in bici. E noi siamo l’allegria dello spogliatoio".
