É stato, forse, il più prestigioso tra gli acquisti effettuati nel mercato estivo dal cagliari per celebrare il suo ritorno in serie A.
E lui, Bruno Alves, non ha deluso le aspettative dei suoi nuovi tifosi, conquistandosi subito l'affetto dei supporters rossoblù e diventando il pilastro della difesa sarda.
Il portoghese si racconta ai microfoni di “Il Cagliari in Diretta” su Radiolina.
Ecco le sue dichiarazioni:
"Parlo in inglese perchè ho paura di fare tanti errori nella conversazione. Un saluto a tutti gli ascoltatori. Ci sono tante persone che ci sostengono e sono sempre molto felice di ricevere questa accoglienza.
Penso che le persone amino il modo in cui mi esprimo in campo e come gioco, ma anche come mi comporto fuori dal campo. Fa tanto piacere. C'è tanta differenza tra il modo in cui si rapportano i tifosi russi e turchi e italiani.
I sardi e i portoghesi sono molto simili, ci accomuna anche il posto in cui viviamo. Il Poetto mi ricorda molto il posto da dove vengo e alla mia infanzia. Adoro il mare.
Vengo da una famiglia di calciatori: mio nonno, i miei fratelli, mio padre e i miei zii. Anche mio figlio gioca a calcio. Abbiamo il calcio dentro.
Tra di noi credo mio padre sia il più forte. Non forzerò mai i miei figli a giocare a calcio. Faranno ciò che vogliono, io cerco di fare del mio meglio, dandogli una buona educazione e facendo il meglio per loro.
I miei figli hanno già vissuto in Russia, in Turchia e ora qui. Stanno crescendo con tante esperienze culturali e questo li aiuterà tanto e avranno tanto da raccontare e da condividere. É il miglior regalo che posso fargli.
Ho tre figli: una figlia di 10 anni, e due maschi di 7 e 3 anni.
La squadra più difficile che ho affrontato? L'ultima che abbiamo giocato, a Crotone, è stata davvero complicata ma la cosa più importante è che abbiamo conquistato i 3 punti. Tutte le partite, però, sono difficili.
I giocatori più piccoli sono più veloci, quelli più grandi puntano molto sul gioco aereo e il duello fisico. Ovviamente preferisco i secondi. Ma è necessario essere pronti a tutto. Quando sono in campo mi trasformo, faccio tutto quello che è necessario per far vincere la mia squadra. É una cosa che ho sempre fatto, anche con i miei fratelli quando ero piccolo.
Mi adeguo a ogni situazione e mi spingo fin dove l'arbitro mi permette. Se faccio un fallo e non mi ammoniscono forse significa che posso farne anche un altro.
Domenica ho alzato un gomito in area e l'arbitro mi ha avvisato. Ma noi difensori dobbiamo far vedere di che pasta siamo fatti per avvertire l'avversario.
Con gli arbitrii cerco di essere educato e rispettoso perchè loro cercano solo di fare il loro lavoro. Non è facile però, certe volte, quando si è presi dalle emozioni delle partite.
Cristiano Ronaldo? Ci conosciamo da tanto e giochiamo insieme da tanti anni, fin dall'Under 21. Abbiamo passato anche un Capodanno insieme e siamo molto amici. Lo rispetto tanto ed è un modello nel calcio. Il fatto che usi la sua popolarità anche per far del bene è una gran cosa. Molte volte le persone giudicano un calciatore solo per ciò che fanno sul campo ma lui si distingue anche lontano dal campo e per questo è molto apprezzato.
Vedremo in futuro se potrò rimanere qui a vita, magari di finire qui la carriera. Vediamo.
In futuro per me sarà importare stare con i miei figli, e dargli tutto ciò di cui avranno bisogno per crescere bene. Vedremo se farlo in Sardegna.
Contro il Bologna Borriello mi ha chiesto di tirare lui il calcio di punizione perchè mi ha detto che si sentiva di tirare. Ho fatto la finta e ha funzionato.
Borriello è in un buon momento, è un calciatore speciale ed è amato, ci aiuta tanto. É giusto dargli l'opportunità di giocare. Non ci avevo mai giocato contro di lui ma in allenamento lo affronto spesso e andiamo spesso allo scontro fisico.
Quando allo stadio urlano il mio nome è un momento davvero speciale, molto emozionante.
Domenica contro l'Inter voglio vincere. É molto bello affrontare queste gare con grandi squadre per vedere quanto siamo diventati bravi ed è sempre bello misurarsi con realtà importanti.
Domenica contro l'Inter voglio vincere. É molto bello affrontare queste gare con grandi squadre per vedere quanto siamo diventati bravi ed è sempre bello misurarsi con realtà importanti.
Ringrazio i tifosi che ci stanno vicini e ci danno affetto. Mi auguro di regalare a tutti grande gioia domenica. Noi cercheremo di vincere.
Curo molto la mia alimentazione perchè negli anni ho imparato tanto dai nutrizionisti. Per me è importante essere pronto e in forma, anche perchè ho 35 anni e devo affrontare giocatori molto giovani, anche di 20/25 anni. Cerco di dare dei consigli anche ai miei compagni, alcuni mi ascoltano, altri no. Questione di scelte.
Io credo nella dieta basata sui grassi salutari, pochi carboidrati e tante proteine. Quando sono arrivato non potevo andare a fare la spesa e perciò ho chiesto l'avocado e l'olio di cocco, per fortuna mi hanno procurato tutto, anche se mi hanno portato i cocchi e non l'olio. É stato molto divertente. Per me sono indispensabili.
Credo che il successo nel calcio moderno si basi molto sulla motivazione dei giocatori e sull'allenamento. Se i giocatori si allenano in modo ottimale, danno risultati ottimali.
Spalletti mi ha voluto in Russia, ma ho avuto anche la possibilità di andare alla Juve ma poi non se n'è fatto nulla. Poi sono andato in Turchia. É il calcio.
Perchè ho scelto Cagliari? É una scelta che ho fatto subito dopo aver parlato con il presidente, che è venuto a parlare con me di persona e ha accettato le mie richieste e mi ha convinto, anche prima di vincere l'Europeo. Sono molto contento.
Del Neri mi ha allenato al Porto, non l'ho avuto per tanto tempo come allenatore ma è stato un momento davvero speciale, perchè ero molto giovane. Per questo, quando l'ho visto, l'ho abbracciato.
Ho iniziato a giocare a 16 anni al Porto, poi sono andato in altre squadre in prestito e poi sono tornato e ho fatto il mio percorso.
Tra le mie passioni c'è il Ju-Jitzu brasiliano e lo praticano anche i miei figli. É un hobby ma, per adesso l'ho abbandonato perchè non è compatibile con il calcio.
Non ho tempo per imparare il sardo. Le arti marziali aiutano anche per l'autocontrollo in campo, ma io sono uno molto emotiva. Per me è importante fare arti marziali per stare con i miei figli, perchè c'è molto contatto fisico e ci si abbraccia, si sta insieme. Credo nell'importanza dello sport ed è anche un modo per non stare sempre attaccati alla playstation o ai giochi".