C'era una volta il Milan degli olandesi, Van Basten, Gullit, Rijkaard e Sacchi insegna. C'era una volta quello di Weah, di Savicevic, quello di Shevchenko e di Kakà, di Pirlo, Seedorf e Maldini. Oggi è solo storia, solo un nostalgico ricordo a cui affidarsi in un triste presente fatto di sogni svaniti, di un'Europa distante come non lo era mai stata.
Oggi il presente è altro. Perché oggi, nel match che vedrà i rossoneri impegnati contro il Cagliari l'uomo più pericoloso sarà Jeremy Menez. Non me ne vogli al francese, giocatore di altissimo livello, ma che probabilmente non avrebbe visto campo se fosse arrivato a Milanello anni fa, in quel passato glorioso in cui spesso Milan faceva rima con vittoria. Eppure in questa rosa fa la differenza eccome, a suon di grandi prestazioni ed anche quei gol che gli erano sempre mancati nel corso della sua carriera.
L'attaccante (Inzaghi ama farlo giocare come falso nueve) ha già messo a segno 13 reti, un bottino di tutto rispetto, realizzando anche gol di pregevole fattura. Oggi non solo l'attacco, ma l'intera squadra dipende da lui. Quando Menez è in forma gira tutta la squadra, se il transalpino incappa in una giornata scorsa l'intera manovra appare scontata ed imprevedibile.
Ecco perché a provare a mettergli la museruola saranno due marcantoni come Ceppitelli e Diakitè, che cercheranno di evitare che riaffiorino alla mente vecchi ricordi di un passato che non vuol saperne di tornare.

