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ESCLUSIVA - Corti: i viola di rabbia, Lippi e Gattelli, il rimpianto, i brividi per Dore (VIDEO)

Roberto Corti si racconta ai nostri microfoni

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Arrivato in un Cagliari per la sua prima stagione diventato  “orfano” di Gigi Riva. Roberto Corti si è meritato sul campo un posto di riguardo nella galleria dei grandi rossoblù, e col suo nome comincia la filastrocca della formazione che nell’immaginario popolare è seconda solo a quella dello Scudetto: “Corti Lamagni Longobucco…”.

Roberto, partiamo da Sirigu, attualmente il miglior portiere sardo, che tu conosci molto bene.

È così infatti. Sono stato il suo preparatore dei portieri a Palermo. Avevo notato che possedeva tutte le qualità, fisiche, atletiche e caratteriali, che formano un grande portiere. Nelle partitelle era uno spettacolo vederlo. Con me si confrontava e si confidava, vedeva un gran punto di riferimento nel preparatore.

A livello nazionale, è secondo solo a Buffon. Visto il gol preso da Gigi contro la Spagna, c’è da preoccuparsi?

Buffon non si discute. È un punto fermo, e una delle migliori garanzie che l’Italia ha al Mondiale. Vero altrettanto è che gli anni passano anche per lui, e che quando aveva venticinque-trent’anni era difficile che subisse certi gol. Ma una serata no può sempre capitare.

Veniamo ai tuoi anni a Cagliari, sei stagioni stupende.

Sono stati sei campionati equamente distribuiti fra Serie A e B. Principalmente era un Cagliari costituito da giocatori giovani. Questo ha agevolato la coesione e la socializzazione.  Due partite memorabili: lo 0-0 contro la Fiorentina che costò ai viola lo Scudetto è la prima. Venne loro annullato un gol, con me involontario protagonista, a causa di un fallo su di me da parte di Graziani. Gli amici toscani, scherzando, ancora oggi lo rivendicano. La seconda è il memorabile 3-0 alla Sampdoria il giorno della promozione dalla B alla A. Con il gioiello del gol in rovesciata di Gattelli. Lippi, che conosco bene e che il giorno vestiva di blucerchiato, ricorda nitidamente quella partita.

Hai dato il meglio a cavallo fra gli anni ’70 e ’80, il che ti ha portato a sfiorare la convocazione al Mundial Spagnolo.

Insieme a Piotti, eravamo in preallarme in caso di emergenza. Eravamo gli ideali “quarti portieri” nel taccuino di Bearzot. Venni convocato e scesi anche in campo nella primavera dell’’82 nell’amichevole contro la Germania a Genova.  Ma Zoff, Bordon e Galli erano insuperabili.

La tragedia di Dore.

Era il terzo portiere del Cagliari. Quindi mi allenavo sempre con lui. Ancora adesso mi vengono i brividi a parlarne. Ragazzo ligio al dovere, dedito al lavoro. Ma anche estroverso, simpatico, la risata non gli mancava mai. Prova ne sono gli innumerevoli messaggi di affetto che su Facebook ho letto da parte del popolo sardo.

Renato Copparoni.

Siamo quasi “Gemelli del destino”.  Coetanei , classe 1952, io 28 ottobre lui 27. Quando io arrivai, lui veniva dal finale di stagione giocato da titolare l’anno precedente. Toneatto a un certo punto ci ha alternato, perché io dovevo essere riscattato dal Sorrento.  Finì infatti cosi, Renato andò al Torino. Io rimasi col Cagliari in B, dopo gli spareggi del ’77, nei quali partii io titolare, poi mi bloccò una distorsione e toccò a Renato.

Il futuro della porta azzurra.

Se devo dire due nomi, cito Bardi e Perin. Ma l’attuale Buffon è ancora di un altro pianeta.

Ultima di campionato: il Cagliari si salva, la viola perde lo scudetto. Ecco il servizio con tanto di moviola de La Domenica Sportiva.

 

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