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Basta con gli esperimenti: si adattino gli interpreti, ma guai a toccare il modulo

Il Cagliari è chiamato ad evitare nuove figuracce lontano dal Sant'Elia: che si perseveri sul modulo "rodato"

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C’è un ricordo chiaro, risalente a qualche anno fa: Andrea Cossu, ora in forza all’Olbia, all’occorrenza (vale a dire quando Daniele Conti era assente) veniva schierato regista.

Adesso proviamo a “girare” la frittata (quella fatta all’Olimpico di Torino, ad esempio, per citare l’esempio più recente): perché Davide Di Gennaro, regista di professione, non è stato impiegato sulla trequarti, proponendo invece un improbabile 4-5-1?

Con questo modulo, Sau e Melchiorri (quest’ultimo tuttavia il più pericoloso) sono stati costretti a giocare ad almeno 25 metri di distanza dalla porta difesa da Hart.

Ma allora, il Cagliari come avrebbe potuto creare grattacapi a una “corazzata” se in partenza avesse quasi rinunciato ad attaccare?

Un interrogativo interessante, un errore nel quale il tecnico Rastelli era già cascato nella gara d’esordio persa in quel di Genova (salvo poi correggere il tiro già dal match successivo contro la Roma), e nel quale si spera non ricada più. Perché se nelle corde dei rossoblù è insito il 4-3-1-2, e oramai il fattore è consolidato e chiaro ai più, è da scellerati cambiare.

Lo sapevano bene i vari Allegri, Donadoni, Lopez e Pulga, i quali, pur di non scombinare il modulo, adattavano gli interpreti, come il caso sopra citato di Cossu.

Un bell’esame di coscienza e la volontà di non rovinare quanto costruito e, soprattutto, “rodato”: a Verona tra due sabati non ci si potrà permettere l’ennesimo passo falso, e l’ennesima umiliazione, lontano dal Sant’Elia.

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