È in situazioni come queste che si vede la bravura di un tecnico. Perché non era semplice reinventare la formazione dopo la notizia shock dell’infortunio di Joao Pedro a neanche ventiquattro dal match contro il Crotone. C’è anche (se non soprattutto) lo zampino di Rastelli in questa vittoria. E ovviamente anche quello di Di Gennaro.
Non era così scontato che Rastelli potesse inserire DG al posto di JP. C’erano altre soluzioni. Ad esempio, spostare dietro le punte Marco Sau, come spesso ha fatto Rastelli in serie B, e far partire dal primo minuto uno tra Giannetti e Melchiorri che andasse ad affiancare Borriello. Oppure dar fiducia a Barella che sì, è un regista arretrato (non ha caso gli hanno affibbiato l’etichetta di vice-Di Gennaro ad inizio campionato) ma ha le caratteristiche per poter giostrare tra le linee.
Invece Rastelli ha optato per Di Gennaro. E la mossa tattica si è rivelata decisiva. Il giocatore è apparso davvero in grande spolvero in quella posizione, forse perché svincolato da quei compiti difensivi che invece ha quando gioca da regista arretrato. E poi quella voglia di riscatto, la dimostrazione che lui in questo Cagliari, anche in serie A, può fare il protagonista.
Lo può fare, indubbiamente. Ma solo se gioca più avanzato, a pochi metri dalla porta avversaria.
Di Gennaro si è seduto in panchina dopo tre giornate, lasciando spazio a Panagiotis (Tachtsidis), ci sarà un motivo. L’ex Vicenza ha sofferto molto ad inizio campionato perché il Cagliari ha affrontato squadre aggressive, che fanno del pressing il loro punto di forza. Con la Roma è un caso: se DG è stato il migliore in campo è perché Spalletti ha sbagliato la gara dal punto di vista tattico, posizionando un irriconoscibile Nainggolan non in mediana ma sulla trequarti, e consentendo al Cagliari d’impostare senza grandi patemi nel centrocampo giallorosso.
Ma Di Gennaro trova grandi difficoltà quando viene pressato a metà campo. Se non ha quegli spazi che gli consentono di verticalizzare (come ha fatto in serie B, dove le squadre preferiscono chiudersi e aspettare) gioca corto e non riesce a verticalizzare. Anzi, appare lento, prevedibile, e for d’acqua. Se poi il giocatore fatica anche nei contrasti in questo tipo di gare allora tutto diventa ancora più difficile.
Ora, con l’infortunio pesante, pesantissimo, di Joao Pedro, Rastelli può contare su una nuova alternativa, su un giocatore che, a sensazione, sembra si possa esprimere meglio se gioca più vicino alla porta. Ha i tempi di gioco, vede bene la porta e sa dettare l’ultimo passaggio.
Chi conosce bene la carriera di Di Gennaro sa che è cresciuto a Milanello come trequartista, per poi indossare spesso e volentieri la numero “10” in giro per l’Italia. Un numero significativo, quello dei fantasisti, quello che ha fatto la storia del calcio.
Ora il giocatore può ritagliarsi nuovamente un ruolo di primo piano. Il merito va a Rastelli, che ha avuto questa intuizione vincente.