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La “tristezza” di salire in serie A

Nonostante la promozione sia soltanto questione di ore, in città manca quell’entusiasmo che ci dovrebbe essere in queste occasioni.

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Una situazione paradossale, quella che si sta vivendo a Cagliari nelle ultime settimane. La squadra di Rastelli potrebbe conquistare matematicamente la serie A venerdì sera al San Nicola di Bari, in quello che sarà l’anticipo della quarantesima giornata di campionato. Un punto che separa il Cagliari da una promozione tanto faticosa quanto logorante. E questo contro ogni pronostico.

Sabato scorso, al termine di Cagliari-Livorno, il Sant’Elia non ha risparmiato i fischi alla squadra e all’allenatore. Ad una squadra che, nonostante sia tra le prime due posizioni dal mese di settembre, non ha mai pienamente convinto. I 16.000 tifosi presenti al Sant’Elia si aspettavano una vittoria che avrebbe archiviato definitivamente questa stagione.

Era l’occasione giusta al momento giusto, per poter festeggiare il ritorno in serie A ad un anno dalla retrocessione. Invece è arrivato un pareggio inaspettato. Un risultato troppo amaro da digerire perché contro una squadra che, anche se si chiama Livorno, è penultima in classifica. E soprattutto perché il Cagliari, nelle ultime tre partite, non è andato oltre il pareggio contro squadre che, salvo clamorose sorprese, retrocederanno in Lega Pro.

Purtroppo in città non si respira quell’aria di festa che si percepisce quando una squadra è in procinto di salire in serie A. Manca quella passione, quell’entusiasmo che solitamente si vive in questi momenti, alla vigilia di un traguardo così importante, come il salto di categoria. In giro non si vedono bandiere rossoblù che sventolano e che colorano le strade, le piazze e i balconi delle case.

Una situazione completamente diversa a quella che si è vissuta undici anni fa, nel 2004, in quella che fu l’ultima promozione del Cagliari. Anche se bisogna sottolineare che quel Cagliari, allenato da Edy Reja, disputò un grandissimo girone di ritorno, conquistando 27 punti nelle ultime dieci giornate di campionato e compiendo una rimonta dal sesto al secondo posto.

Però questo Cagliari poteva fare molto di più. La sensazione è che, nonostante la promozione sia davvero ad un passo, la stagione sia stata vissuta da molti tifosi come un fallimento.

Parzialmente lo è perché l’obbiettivo che si era prefissata la società del largo Carlo Felice era la vittoria del campionato e il Cagliari è stato costruito per questo. Certo, la stagione non è ancora terminata e ci sono a disposizione altre tre giornate per scavalcare il Crotone capolista, che ha appena festeggiato la promozione, e arrivare primi in classifica.

Ma quattro punti di differenza sembrano essere davvero tanti in questo momento. E il Cagliari, vuoi per le pressioni, vuoi per gli infortuni e per la precaria condizione fisica di alcuni giocatori, ha smesso di premere sull’ acceleratore da tempo.

Eppure basterebbe un piccolo episodio per riaccendere gli entusiasmi. Una vittoria convincente nella partita di venerdì contro il Bari, che potrebbe far ricredere i più scettici. Oppure una vittoria sofferta ma ricca di gol. O un gol al novantesimo, che sancirebbe la promozione in serie A e che entrerebbe di fatto nella storia.

Forse mancherà l’entusiasmo, forse sarà la promozione più triste nella storia del Cagliari. Ma a lungo andare si capirà quanto la serie A fosse la cosa più preziosa.

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