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Per demeriti altrui? No, grazie! Che l’impegno morale venga rispettato

Tommaso Giulini e il club rossoblù mantengano la promessa: in Serie A vincendo il campionato

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Un punto nelle ultime 4 gare. Un ruolino di marcia, quello del Cagliari, che non lascia dormire sonni sereni e che moltiplica dubbi, stimola domande, alimenta malumori.

C’è chi dice (ed in parte è vero) che i rossoblù vengono “presi a pallonate” da ormai 7 gare. Certamente, nelle ultime 5, i rossoblù di Rastelli hanno perso buona parte dell’identità di gioco e caratteriale che con fatica avevano costruito durante il campionato.

Sia chiaro, un’identità di gioco non certo ben marcata, spesso “esaltata” dalla giocata dei singoli che in tante occasioni hanno messo le cose a posto.

Non siano un alibi le tante assenze. Solo un esempio: il Perugia è sceso in Sardegna con diverse defezioni ma con una voglia matta di vincere la gara. Questione di motivazioni? Ci si sente già arrivati? Domandare è lecito, la cortesia della risposta arrivi dal campo.

Un campo che salvo clamorosi terremoti vedrà il Cagliari ricominciare a far punti e vincere, e che porterà la banda Rastelli nella massima serie.

È arrivato anche il momento più delicato per la dirigenza rossoblù. Il presidente Giulini e il Ds Capozucca devono seriamente interrogarsi sul reale valore della rosa messa a disposizione del tecnico di Torre del Greco. La A è tutta un’altra storia, questo Cagliari non sembra pronto per affrontare “con tranquillità” il grande palcoscenico.

Per vincere il campionato cadetto, ci si è mossi in sede di mercato con la specifica intenzione di costruire una squadra da B. Funzionale all’obiettivo, non certo di prospettiva. Stesso criterio, quello che ha portato Rastelli alla guida della squadra. In pochi si meraviglierebbero (nonostante le multiple “blindature”) se al termine del campionato si consumasse la separazione tra le parti, con il Cagliari (forse già da ora) alla ricerca di un tecnico di sicura esperienza e affidamento nonché profondo conoscitore della Serie A. 

E poi c’è la questione morale. La promozione nel massimo campionato paradossalmente non basta. La ferita, causata dalla tragica retrocessione della scorsa stagione, è ancora aperta e sanguinante. “Non parteciperemo al campionato di B, ma lo vinceremo”, ci venne riferito nel mese di giugno quando il Cagliari era tutto da costruire e Giulini ancora (e anche lui) profondamente segnato per la retrocessione incassata durante il suo primo anno di Presidenza.

Era però un presidente voglioso di riscatto, assetato di rivincita, che ha reagito mettendo in piedi un organico a cui è stato affidato un solo obiettivo: vincere il campionato. Sì, e così dovrà essere. Perché le promesse vanno mantenute e alle parole devono seguire i fatti.

Brutto dover guardare cosa succede al terzo posto. Spiacevole dover constatare che il Pescara ha “deciso” di fermarsi facendo sì che il solco resti ancora enorme, seppure attenutato dal Novara, portatosi a -10. Triste, quasi illogico, dover pensare che il Crotone (valore economico inferiore al solo reparto offensivo del Cagliari) possa vincere il campionato a scapito dei sardi.

In campo non scendono i valori economici, senza dubbio. Scendono quelli tecnici. Quelli a disposizione di Rastelli sono di gran lunga superiori a tutte le altre compagini.

Si vinca il campionato, non si venga promossi grazie ai demeriti altrui. Non si pensi neppure per un momento che in fondo possa bastare la sola promozione in Serie A alle spalle del Crotone. Sarebbe una “vittoria mutilata”, roba da prima guerra mondiale.

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