Sono tante le componenti che concorrono al raggiungimento della vittoria del campionato cadetto. Certamente tra esse c’è la qualità tecnica, che al Cagliari non manca. Serve poi una piazza coesa (quella sarda), ancora ferita per la retrocessione e che fatica a sopportare il livido della Serie B.
Serve un grande gruppo, i rossoblù lo stanno diventando ogni giorno di più, con Storari e Dessena veri leader dello spogliatoio.
Ma la serie B è spesso un inferno, un girone dantesco, che il Cagliari sta cominciando appena adesso ad “assaporare”.
L’antipasto è stato servito in Coppa Italia, nell’infinita bolgia di Trapani, dove soltanto un miracoloso Storari (super para rigori e non solo quelli) ha concesso alla compagine isolana l’approdo al turno successivo.
In precedenza, la facile (ed "illusoria") vittoria sempre in Coppa, ma al Sant’Elia contro la Virtus Entella: lì tutto andò per il meglio. 5-0 secco, e tutti (o quasi) a dire “e che sarà mai sta serie B!”, salvo poi esser smentiti una settimana dopo, quando in terra di Sicilia, il Trapani e l’inferno del “Provinciale” hanno fatto vivere ai più, il passaggio del turno dopo i calci di rigore come una sorta di impresa epica: francamente un entusiasmo fuori luogo, capace di nascondere le difficoltà che la gara aveva presentato alla banda Rastelli, che per onor di cronaca, qualora fosse andata al riposo con tre reti di scarto, nessuno avrebbe potuto dire nulla.
Ed è qui che si crea un “maledetto” parallelismo tra le due gare di coppa nazionale e le prime due di campionato. “Facili” vittorie in casa contro Entella e Crotone (4-0), durissime battaglie in trasferta, vedi Trapani e Ternana.
Avversari con il coltello tra i denti, calcio maschio, poco spazio per tocchi di classe o giocate per platee dal palato fine. Piuttosto: botte, spinte, ruvidezze, “intimidazioni”, palloni all’occorrenza buttati in tribuna.
“Contro di noi, tutti giocheranno la gara della vita”, ama ripetere spesso e giustamente mister Rastelli, sì, ed in effetti è e sarà così.
L’elevato tasso tecnico dei rossoblù non è in discussione, tuttavia potrebbe non bastare per raggiungere l’obbiettivo promozione.
Servirà che al più presto i ragazzi di Rastelli comincino a scendere in campo con il coltello tra i denti.
Siano essi i primi ad unire tecnica a ruvidezza, classe a cattiveria agonistica. Si chiudano le partite al momento giusto e si mandi un segnale chiaro: noi siamo i più forti.
Non si conceda la chance all’avversario di turno di festeggiare sotto la curva per un gol realizzato all’ultimo secondo: lo si mandi al tappeto ben prima.
Avanti Cagliari, benvenuto nell’inferno della Serie B: Dimonius, coltello tra i denti. Che sia cuore, stomaco e cervello.

