Doveva essere la stagione della consacrazione e dell’esplosione definitiva, invece alla fine della fiera è stata una stagione per lui e per tanti altri caratterizzata da occasioni perse e rimpianti. Difficile collocarlo tatticamente, ne terzino date le lacune difensive, ne ala considerati i limiti tecnici palesati oltre la metà campo, eppure con l’arrivo di Zeman Avelar preannunciava un proprio campionato al di sopra delle righe.
Titolare indiscusso sbaragliando una blanda concorrenza del compagno di ruolo Murru, mentre la doppietta all’Empoli e l’investitura di rigorista ne attestavano lo status di giocatore a cui difficilmente si poteva rinunciare. Tuttavia il più classico dei fuochi di paglia riconsegnò alla squadra rossoblù il solito Avelar incapace di offrire un contributo costante e di sicuro affidamento; l’illusione Zeman è andata di pari passo con la parabola dell’esterno brasiliano.
Successivamente sotto la guida tecnica di Zola prima e Festa poi, ha provato a ritagliarsi una nuova vita tattica nei panni del classico terzino in linea nella difesa a quattro, rinunciando a sovrapposizioni e iniziative offensive, ma neppure tale veste sembrava calzargli a pennello.
Nell’attesa che la società sciolga i nodi più impellenti e di conseguenza vada a costruire una rosa all’altezza delle nuove aspirazioni, Avelar potrebbe essere arrivato ai titoli di coda di un’esperienza triennale che lo ha portato ad attirare le simpatie dei tifosi più per la presenza nei vari social, che per le prestazioni nel rettangolo verde.
Una scarsa concorrenza nel ruolo pare avergli regalato eccessiva tranquillità , costante ibrido tecnico-tattico.
Voto alla stagione: 5.

