Domenica tre marzo 1996. Due eventi a tinte rossoblù: mentre Luis Ayrton Oliveira piega con tre marcature personali i galletti del Bari, tra i quali milita il futuro capocannoniere Protti, a Sassari viene alla luce Simone Solinas.
Diciotto anni dopo debutterà in Serie A, facendo salire a cinque, record per i tempi moderni, il numero dei Sardi impiegati in una singola partita.
Andiamo ad analizzare la prestazione di ciascuno di essi.
Pisano: unica sbavatura, si perde Bonaventura nel momento topico. Per il resto, presidia la fascia con la consueta autorevolezza e personalità, andando a cercare personalmente di testa la rete del pari. Mai domo, ormai collaudato veterano, onora sempre più l’aver esordito col Cagliari in Serie A sostituendo Sua Maestà Zola.
Murru: oltre al cognome terminante in U, è sembrato voler giocare a fare il “Pusceddu”, quasi a rivendicarne la legittima successione: due volte va a cercare la gloria personale con il sinistro, la seconda, al volo, meritava sicuramente più fortuna, per caparbietà e coraggio.
Cossu: infaticabile. Canta e porta la croce. Anche un destro dai venti metri sul primo palo. Riesce a tenere bassa la sfera. Peccato la traiettoria non sia giusto qualche centimetro più accentrata. Padroni di casa in perenne affanno quando si impadronisce del pallone.
Sau: il periodo è di appannamento. In diversi rimpalli però ha la peggio. Al tirar delle somme, l’impressione che se ne ricava è che sia ancora in credito con la dea bendata. Ricordando la prima delle due reti al Genoa, seguita da un gol capolavoro, è lecito augurarsi di rivederlo presto protagonista. Domenica è forfait per tutti i suoi colleghi. Ergo, ci vorrà un Super-Sau per creare grattacapi al Diavolo.
Solinas: gioca solo cinque minuti dimostrando tuttavia di che pasta è fatto garantendo a mister Lopez una preziosa variabile tattica da rivedere e riprovare in futuro con un minutaggio più elevato.