Il 2014 non è iniziato nel migliore dei modi per l’universo rossoblù. Dopo una serie positiva condita da sei risultati utili consecutivi (due vittorie e tre pareggi) dell’ultima parte del 2013, è arrivato prima il pareggio di Verona e poi le due sconfitte consecutive contro Juve e Atalanta.
Già contro il Chievo, nonostante il punticino portato a casa, a fine partita il sentimento prevalente fu il rammarico, espresso in primis dal tecnico Lopez: l’occasione di raggiungere la prima vittoria esterna era stata lì a portata di mano, ma lo sciagurato rigore di Pinilla vanificò una buona prestazione degli undici cagliaritani, di grande personalità e qualità rispetto a un avversario tecnicamente inferiore. Ma il match del Bentegodi passò agli annali come un episodio sfortunato che non doveva però intaccare la buona prestazione. Giustissimo.
Contro la Juventus capolista il rendimento è stato ancora più alto, forse la più bella gara del campionato per i rossoblù, con una qualità di gioco quasi commovente, da stropicciarsi gli occhi, mostrata al cospetto della squadra più forte d’Italia. Per settanta minuti il Cagliari tenne a bada gli undici bianconeri, e anzi riuscì nell’intento di incutere timore a una squadra solitamente padrona del gioco, facendo sbottare più di una volta il suo condottiero Antonio Conte, mai visto così preoccupato. Poi la papera di Adàn: rabbia, frustrazione e tutto il resto che ben conosciamo. Il match già dalla vigilia era apparso di quelli proibitivi, è vero, e nonostante ciò il Cagliari era riuscito a dimostrare di potersela giocare con tutti; inoltre senza la papera del portiere ex Real chissà come sarebbe finita. Verissimo.
Ed eccoci a ieri. Gli undici rossoblù entrano finalmente in partita dal primo minuto, e anzi sovrastano l’avversario in casa sua, sia per mole di gioco che per occasioni create: solo tre pali negano la gioia del gol prima a Ibarbo (due volte) poi a capitan Conti. Sembra una domenica diversa dalle solite, e finalmente la prima vittoria lontano dal Sant’Elia appare più fattibile. Ma, ancora una volta, l’avversario si porta a casa persino la piena posta in palio con due occasioni due: il calcio è questo. La frustrazione e il senso di ingiustizia e di impotenza iniziano a superare i livelli di guardia.
Il calcio è questo, si sa. Ci sono periodi in cui tutto gira storto. E questo che sta vivendo il Cagliari è palesemente uno di quei momenti. Il Cagliari ha seminato tanto e raccolto pochissimo: dai sette punti potenziali si è passati di colpo a un misero punticino; dai sogni di una posizione di classifica ridente – da prime dieci, tanto per intenderci – al terzultimo posto che si avvicina (ora dista appena quattro punti).
È solo sfortuna? È solo un caso fortuito? Difficile dirlo. Certo, la dea bendata ha sorriso ben poco ultimamente, è stata più cieca dei quattro mori bendati. Ma quasi mai la sfortuna è un alibi sufficiente a spiegare certi momenti. Sarà allora la condizione di una squadra che, causa una serie di concomitanti eventi negativi – vedi cessione di Ariaudo e Nainggolan, non ancora rimpiazzati, e vedi infortuni di Nenè e squalifica di Pinilla – si ritrova con una rosa risicata. O sarà la tutt’altro che limpida vicenda portieri, con Avramov prima influenzato, poi infortunato “casalingo”, salvo poi essere ributtato nella mischia causa prestazione insufficiente di Adàn. O ancora, sarà la questione stadio che ormai ha snervato non solo i tifosi ma tutto l’ambiente rossoblù, squadra compresa.
Se poi a tutto ciò si aggiunge la continua strategia del silenzio utilizzata dalla società di Viale La Playa, che dichiara meno di nulla riguardo la vicenda del Sant’Elia, così come permette che aleggi un alone di mistero intorno al caso Avramov, allora forse si può trarre qualche considerazione in più.
La sensazione, insomma, è che ultimamente manchi un po’ di serenità intorno al Cagliari, sia dentro che fuori dal campo: le plateali esternazioni di Cellino a Bergamo ne sono una palese dimostrazione. Così come è forte l’impressione che ultimamente si sia fatta un po’ troppa confusione a livello di scelte societarie e non solo.
La speranza è che si ritrovi al più presto la rotta giusta. La classifica per ora non deve dare adito a ingiustificati allarmismi, ma l’allarme rosso si avvicina sempre più. Insomma: calma e sangue freddo sono necessari, ma Cagliari, per favore, svegliati!