Gianfranco Zola si giocherebbe il suo futuro quale allenatore del Cagliari in occasione della prossima gara contro il Verona. Un vero e proprio spareggio salvezza, di più, per il Cagliari forse l’ultima chiamata per poter restare in Serie A. Non è dunque una settimana facile per il tecnico di Oliena, che ora, non può più fallire.
Il ds del Cagliari Marroccu “blinda?” Magic Box attraverso parole che appaiono più di circostanza che altro, e la sua dichiarazione “Gianfranco non è in discussione”, con l’aggiunta “Non c’è stato nessun contatto con Zeman”, lasciano tuttavia perplessi sia i tifosi che gli addetti ai lavori.
I numeri non sono dalla parte di Zola, è evidente. Ciò che poi davvero lascia preoccupati è il senso generale di smarrimento sia da parte dello staff tecnico che del gruppo dirigente. “Zola un’operazione di marketing? Tutte cazzate”, ebbe a dire parecchio irritato Tommaso Giulini nel giorno dell’insediamento dell’attuale allenatore del Cagliari.
Ebbene, meglio così, perché se la chiamata di Zola fosse stata un’operazione di quel genere, ci sarebbe davvero da disperarsi. Eppure i dubbi in merito si moltiplicano. Il dopo Zeman necessitava di una scelta forte: dopo il no di Zenga e l’ok di Montero, il buon Gianfranco, per amore del Cagliari e ben rassicurato da società e senatori, disse sì alla panchina rossoblù. Fu così nella sera di Natale, e in poco tempo la confusione ha cominciato a minare il cammino di Zola e del Cagliari. “Si riparte dal 4-3-3”, parole ben scandite ad Asseminello, ma poi pian piano è sempre stato Natale, o meglio albero di Natale, il modulo, quel 4-3-2-1 che non convince e che fino ad ora non è riuscito a portare la compagine sarda sopra la linea di galleggiamento.
Confusione, l’illusione dei sette punti in tre partite si è velocemente sgretolata. Scelte tecniche discutibili, modulo di gioco che ha visto pedine fuori ruolo, la continua rotazione delle punte non ha partorito nulla di buono.
E poi il mercato di riparazione: calciatori a detta dello stesso Zola non pronti, salvo poi vedere in campo M’Poku per novanta minuti risultare il più brillante, imprevedibile, il più forte.
In difesa, Gonzalez ha prima trovato spazio sulla destra dimostrando di essere fin dall’inizio utile alla causa, poi si è preferito scalare Dessena in una posizione non sua. Con Avelar sulla sinistra tutt’altro che in uno stato di forma ottimale, il Cagliari ha di fatto giocato le ultime due gare con due soli difensori di ruolo. La media gol subiti si spiega anche così.
Brkic unica sicurezza: ma da solo nulla può tutto. Diakité non è pronto, suona come una sentenza si spera temporanea. In avanti manca Sau, e si sente non poco. Chiedere a Zeman, senza l’infortunio del bomber di Tonara probabilmente il boemo sederebbe ancora sulla panchian rossoblù.
È arrivato Cop. Un profilo giovane e interessante, ma pur sempre di prospettiva. Il buon Longo fa ciò che può, e il Cagliari continua a non segnare (se non su autorete, nel caso dell'ultima gara). La formula per la salvezza passa attraverso due concetti molto semplici: registrare la difesa e avere una punta in grado di fare 8/10 gol. In sede di mercato, si è ritenuto di avere in casa l'attaccante da 8/10 gol. È Marco Sau, nuovamente infortunato, forse per almeno un altro mese.
Il mercato di riparazione ha portato sulle rive del Golfo degli Angeli anche il tanto atteso (e richiesto da Zeman) Josef Husbauer, ma anche lui è diventato un “caso”, un’invisibile: “Non è pronto, è indietro di preparazione”.
Alla fine la vera domanda è: ma quanto c’è di vero circa il possibile ritorno di Zeman sulla panchina del Cagliari nel caso in cui Zola dovesse nuovamente scivolare? Pur non potendo mai metterci la mano sul fuoco (nel calcio tutto è possibile) e rimanendo sul mai dire mai, la sensazione è quella che si cercherà di far quadrato, correggere gli errori, riportare ordine, sistemare i singoli giocatori nei propri ruoli, fare qualche scelta impopolare, metter dentro i nuovi acquisti per concludere con Gianfranco Zola un campionato dove il Cagliari può raggiungere la salvezza.

