Lo chiamavano “modello Udinese”: una società che, tra le tante politiche attuate (ad esempio la valorizzazione dei giovani giocatori, rivenduti a prezzi elevati), da diversi anni a questa parte ha scelto di mantenere lo stesso modulo di gioco, il 3-5-2, costruendo la squadra, stagione dopo stagione, con calciatori adatti a questo sistema.
Il Cagliari ha provato a seguire l’esempio del club friulano, e da quando è salito in serie A, nella stagione 2004/2005, ha scelto di utilizzare il modulo 4-3-1-2.
Una linea difensiva standard, tre centrocampisti di cui, solitamente, uno dai piedi buoni (il cosiddetto “regista”) e due in grado di recuperare un gran numero di palloni. E, dietro le due punte, capaci di grande movimento, la figura cardine: il trequartista.
Nell’anno del ritorno in massima serie la decisione di impostare la squadra su questo modulo è stata più che mai semplice: c’era l’uomo giusto al momento giusto, quel
Gianfranco Zola che deliziava le veloci punte con lanci ad occhi chiusi e passaggi sopraffini.
Gli anni successivi, prima la ricerca di un adeguato sostituto, che però non riuscì ad essere trovato (vedi Mancosu, poi perdutosi tra le sabbie mobili della Lega Pro), poi gli esperimenti mal riusciti di 4-4-2 da parte del mister Giampaolo. Sappiamo tutti com’è finita.
Fino a giungere a quel gennaio 2008, quando ormai i giochi sembravano fatti e il Cagliari, prima del match contro il Napoli che significò “rinascita”, pareva ormai rassegnato verso un’inesorabile retrocessione. Invece, dalla nebbiosa e fredda Verona venne richiamato alla base un piccolo “folletto”, che ogni volta che il Cagliari giocava in casa, tornava in patria per sostenere i colori rossoblù dalla curva Nord. Andrea Cossu era la scommessa che si sarebbe potuta solamente perdere.
E invece, collocato nel ruolo di trequartista, cominciò a rivelarsi l’uomo della provvidenza, e, insieme ai nuovi acquisti Storari e Jeda, spinse i sardi alla conquista della salvezza.
Per diversi anni Cossu è stato una pedina fondamentale del Cagliari, grazie anche al gioco espresso con gli allenatori Allegri e Donadoni, arrivando addirittura ad essere convocato in Nazionale e sfiorando per poco la chiamata per i mondiali in Sudafrica. Dalla scorsa stagione, però, infortuni ed evidenti cali di forma hanno portato il talento rossoblù ad accomodarsi più volte in panchina.
Stesso discorso per la stagione in corso: 10 presenze, 4 sole da titolare. E in quel ruolo si sono alternati, tra questo campionato e quello passato, Cabrera, Ekdal, Ceppelini (ora in prestito al Maribor), Nainggolan, più volte senza grande successo.
A Parma Ekdal , schierato da collante tra difesa e centrocampo, è apparso in evidente difficoltà: Lopez ha dunque deciso di rimettere le cose a posto, arretrando lo svedese sulla linea dei centrocampisti e inserendo Cossu sulla trequarti. La musica è cambiata, e il duetto con Sau per poco non si concludeva in gol.
Un calcio alla sfortuna, un calcio alla malasorte e a chi ritiene che sia ormai un giocatore finito. Cossu vuole dimostrare che nel Cagliari può ancora dire la sua ed essere determinante.
Quale migliore occasione, dunque, per vederlo all’opera dall’inizio domani contro il Napoli? In una partita, peraltro, che da cagliaritano DOC sente in maniera particolare.
Intanto, finché Cossu non ritornerà stabilmente nel suo ruolo, preferiamo mantenere affisso il cartello, che possa servire da monito a mister Lopez: “AAA trequartista cercasi”. Anche se Cellino ha annunciato di averne trovato uno formidabile in Brasile. Ha 19 anni, top secret il nome...