Crisi infinita. Dovrebbe essere questo il titolo degli ultimi due anni del Cagliari, che a partire dal dicembre 2019 vive in uno stato di perenne agonia. Sembrano passati secoli da quel gol di Cerri al 95' contro la Samp, quando ancora non c'era il Covid e quando i rossoblu addirittura sognavano l'Europa. Ma è stata solo una dolce illusione, perché poi la barca è affondata lentamente, e durante tutto questo tempo si sono succeduti vari capitani che hanno cercato di salvarla.
Dopo Maran e Zenga, la scorsa stagione si è aperta con Eusebio Di Francesco, un tecnico reduce da un'esperienza disastrosa alla Samp ma che dalla sua aveva una semifinale di Champions con la Roma e tanti begli anni a Sassuolo. È venuto per iniziare un progetto a lungo termine, ma non c'erano le basi e anche lui ha avuto le sue colpe: 15 punti in 23 giornate sono valsi l'esonero da parte di Giulini.
È arrivato Leonardo Semplici, specializzato in corsi accelerati di salvezza, e in poco tempo ha ricompattato una squadra allo sbando portando il Cagliari in salvo con due giornate d'anticipo. Poi però, qualcosa è andato storto, e dopo solo 3 gare, dove sono arrivati un pari e due sconfitte, è stato esonerato anche lui.
Adesso c'è Mazzarri, che sta trovando non poche difficoltà . Ha avuto il merito di centrare la prima vittoria stagionale, contro la Samp, ma poi ha anche perso 6 match su 9. La sostanza quindi è sempre la stessa: nonostante si siano cambiati tre allenatori nel giro di neanche un anno, il Cagliari continua a soffrire in maniera indicibile.
Viene spontaneo pensare allora che le colpe non siano tutte dell'allenatore o degli allenatori, ma che vadano divise in parti giuste tra gli altri organi del club. Il Cagliari nelle ultime due sessioni di mercato ha fatto una campagna acquisti generosa ma poco funzionale, sono arrivati sì giocatori esperti ma anche con diversi problemi fisici, e questo si è visto con l'alto numero di infortuni. Grassi, Dalbert, Godin, Strootman, Caceres, per citare solo quelli di questa stagione, non sono nuovi ad acciacchi o infortuni pesanti.
La difesa, il reparto su cui ci sono più lacune, non è mai stato veramente riparato, e lo stesso Godin, per altro non più al top della forma, non basta. Serviva sostituire in maniera più netta e mirata, gli errori degli anni passati dovevano essere d'insegnamento. Il centrocampo invece non vede un regista dai tempi di Cigarini, perché Strootman non si discute ma finora non ha dimostrato di poter far girare la squadra. Era stato preso Marin, che poi si è rivelato una bella mezzala, ma serviva altro per la cabina di regia. Riguardo l'attacco invece, la scelta di cedere Simeone si è rivelata una beffa, forse bisognava valorizzarlo in un altro modo. Keita è un bell'acquisto invece, ma un Cholito in più magari adesso farebbe comodo.
In quest'ultimi anni ci sono stati tanti proclami, ma le prestazioni e i risultati hanno messo a luce una programmazione sbagliata. E la cosa che fa più riflettere, è che in realtà il Cagliari non ha una rosa da ultimo posto. Ma neanche da terzultimo. Ma la risposta ai danni non può essere sempre l'allenatore. Il Cagliari è una squadra assemblata male, e non dal tecnico. Giocatori di un certo livello ma che insieme non sono complementari.
Mazzarri farà quel che può, è arrivato in corsa e ora merita tempo. Ma anche qui, perché allora non si è data fiducia a Semplici, nonostante la brutta partenza? La sensazione è di essere ogni anno punto e a capo, ogni anno c'è un nuovo allenatore ma i problemi sono sempre quelli. Così non si cresce, ma si rimanda e basta.