La sosta Nazionali sta volgendo al termine: dopo una settimana di calcio giocato oltre i confini del proprio Paese, si ritornerà nei rispettivi club per preparare il campionato. La pausa lascerà meno strascichi di quel che si pensa: solo Marin, tra i titolari del Cagliari, sta giocando regolarmente, per cui da questo punto di vista si può stare sereni.
Tra poco però c'è il Verona, e poi altre nove partite in cui si deciderà la stagione. Fare calcoli ora come ora non serve quasi a nulla, se si vince bene altrimenti meglio non pensarci. I rossoblu al momento vivono tra molti dubbi e poche certezze, ma la linea di differenza è molto sottile.
Adesso gli uomini di Semplici sanno che ogni piccolo errore può voler dire la parola che inizia con la r, per cui bisogna fare i conti con una pressione notevole che però non deve minare eccessivamente lo state mentale.
Inoltre il calendario non aiuta, perché dopo il Verona c'è l'Inter lanciata verso lo scudetto, e se non si fanno punti sabato c'è l'altissimo rischio di non farne neanche contro i nerazzurri.
La gestione della paura sarà un aspetto fondamentale, perché da una parte unisce e motiva, ma dall'altra può generare insicurezza. E dire che il Cagliari era partito bene con il nuovo allenatore, inanellando 7 punti nelle prime 3 partite, ma poi perdendo contro Juve e sopratutto Spezia, un match che era soltanto da portare a casa.
Ma è da quei 7 punti che bisogna ripartire, non può essere altrimenti. Serve un ulteriore cambio di passo per non tornare al punto di partenza, che vorrebbe anche dire punto di non ritorno. L'Hellas viene alla Sardegna Arena per giocare a calcio, a viso aperto: gli isolani dovranno fare altrettanto, niente trincee nonostante si sia in tempo di guerra, serve rispondere al fuoco nemico da pari a pari.