Una gara spartiacque. Il match di sabato contro la Samp sarà una di quelle prove per valutare la tenuta mentale del Cagliari, che non è ancora maturato a tutti gli effetti e forse non lo sarà neanche a fine campionato. Tuttavia, un successo vorrebbe dire che i rossoblu sanno ripartire anche dopo un KO pesante come quello contro il Bologna, e che possono affrontare squadre anche più complete e rodate di loro.
I blucerchiati di Ranieri però nascondono tante insidie. Sono partiti male, perdendo le prime due contro Juventus e Benevento, ma poi sono arrivate tre vittorie di fila e il pari nel Derby della Lanterna l'ultima settimana. A differenza del Cagliari hanno un'identità ben precisa, non sono ancora un cantiere aperto, puntano sempre sul solito Quagliarella e su elementi tecnici come Ramirez e Jankto. Sono una squadra che pressa alto, e questo potrebbe essere un problema per Di Francesco & Co., che sono abituati a costruire il gioco dal basso. Storicamente poi contro la Samp non è mai facile, anche se in Sardegna non vince da ben 13 anni.
Quagliarella è il pericolo numero uno, si sa, gli isolani sono una delle sue vittime preferite: 10 reti in 17 gettoni per ora, con l'ultimo ricordino lasciato nell'ultima gara all'Arena, in quel folle 4-3 vinto in rimonta dai padroni di casa.
Ranieri porta avanti un 4-4-2 classico, con le ali molto larghe che però quando c'è bisogno sanno convergere verso il centro. Il gioco è molto semplice: puntare sulla densità offensiva di più elementi possibili, e dunque facendo perno su continue sovrapposizioni e, soprattutto, sulle ripartenze veloci. Sette degli undici gol totali finora sono arrivati così. In fase offensiva il modulo si trasforma in una sorta di 3-2-5, con gli esterni che attaccano da entrambi i lati. I rossoblu hanno dimostrato di subire i contropiedi in campo aperto, per cui bisognerà fare molta attenzione a non lasciare troppo il fianco scoperto quando si attacca.
Un altro problema per il Cagliari e il gioco brevilineeo di Di Fra è che la Samp è molto brava a chiudere gli spazi e i varchi per gli inserimenti degli avversari, con un ripiegamento che diventa una specie di 5-3-2. Questo fa capire che la vera forza sta nel collettivo, operaio e cinico.
La creatura di Di Francesco, che ritrova l'ultima squadra che ha allenato, dovrà fare i conti con tutto questo. Fare risultato sarà fondamentale per non dover ripartire nuovamente da zero.
