10 giorni per cambiare.
Da ieri, il Zenga day, alla Spal, tra due sabati, il nuovo tecnico del Cagliari è chiamato a ricompattare un gruppo allo sbando e ritrovare quelle motivazioni smarrite in questi ultimi tre mesi da incubo, prima del test di Ferrara che dirà molto in chiave futura.
Tra il 4 e il 14 marzo (stop permettendo, visto che la Lega deve ancora riunirsi per decidere se sospendere o meno il campionato causa emergenza Coronavirus) il successore di Maran dovrà entrare nella testa dei giocatori, capire cosa non è andato da inizio dicembre a questa parte e trovare in fretta la medicina giusta per riprendere a correre.
Sarebbe eccessivo chiedere una rivoluzione in un così breve arco di tempo, ma qualcosa dovrà pur trasformare. Se non nel gioco, quantomeno nell'atteggiamento. Questa squadra non è mai apparsa svogliata, anche nei momenti difficili ha dimostrato di impegnarsi: ma quando c'è confusione, ecco che le cose si complicano terribilmente. A Zenga il compito di districare la matassa e di sciogliere i nodi che tengono legato il Cagliari in uno stato di semi convalescenza, dove l'incertezza regna sovrana.
È stato preso da Giulini per questo: dare una scossa e trasmettere sicurezza. Il carattere forte e la fama di sergente di ferro che lo precedono, se applicati nel modo giusto, darebbero una grossa mano ai giocatori.
Gli schemi attecchiranno col tempo, ma prima bisogna che torni l'entusiasmo: senza quello non si va da nessuna parte, e Zenga lo sa bene.