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Una squadra da ricostruire e un insopportabile narrazione da cancellare

Viaggio tra tutti i mali della rosa rossoblu e un modo di raccontare che si spera di non dover più sentire

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Il Cagliari ha bisogno di rialzarsi e lo deve fare in fretta.

Tra le sue criticità, molte delle quali in questo momento soprattutto di natura mentale (ma non solo) vi è da registrare, dopo l'esonero nella serata di ieri di Rolando Maran, anche un modo di narrare le prestazioni ai microfoni, che da qui in avanti si spera possa cambiare.

Squadra da ricostruire

Escluse le iniziative personali che (per fortuna) non mancano del tutto, a livello di gioco, la manovra risulta per larghi tratti timida, macchinosa e prevedibile. Indicatori di ciò, sono i numerosi passaggi orizzontali tra i difensori e lo scarso smarcamento dei centrocampisti in appoggio a supporto del portatore.

Ciò che ne deriva è il temporeggiare con una palla al piede che “scotta” perché scarseggiano le alternative. Salvo poi il dover soffrire la pressione avversaria in zone pericolosissime, rifugiarsi spesso nel lancio lungo per togliersi il pensiero, o liberarsi dal pressing appoggiando indietro per il portiere rallentando i ritmi.

In avanti, escluse come detto le invenzioni personali (Pedro su tutti) stentano ad arrivare chiare e nitide occasioni da rete. I tiri in porta, rari ed imprecisi, più che il risultato tecnico di un'azione corale, sembrano spesso l'esito scontato di chi non trova altre soluzioni e prova la meno peggio in cerca di miglior sorte.

Un Cagliari fiacco insomma, insicuro ed impaurito. Dove la somma delle parti che all'andata facevano la differenza, da Dicembre in poi (salvo rare eccezioni) mancano di dare il loro apporto deciso e convincente. Ne deriva, per ovvie ragioni, una squadra inibita, mentalmente provata e che certamente dovrà trovare nella nuova guida tecnica degli stimoli immediati per risalire la china.

La narrazione

Altro aspetto da considerare è il racconto dei match da parte dei protagonisti e le conferenze della vigilia. Se nel primo caso infatti, come spesso accade quando le cose non vanno bene, le parole dette a caldo smorzano i toni e cercano (giustamente) possibili attenuanti, nel secondo (cioè i pre gara) il canovaccio utilizzato da 11 turni a questa parte, ha proposto in maniera continua pressapoco le stesse parole.

“Maggior ferocia, fame agonistica, cuore, grinta e cattiveria” le frasi più usate da Maran (e non solo) che, se non disattese del tutto, son rimaste spesso e volentieri teoria non applicata al campo.

Una presentazione delle partite che ha tradito troppo spesso i buoni propositi insomma, e che ha portato una piazza (suo malgrado) in attesa di capire i motivi profondi di una involuzione senza freni e di come il nuovo tecnico potrà gestire la situazione.

Proiettare le aspettative all'incontro successivo, come se l'unica vittoria possibile fosse sempre la prossima, oltre che a far dimenticare presto la sconfitta, è uno strumento tanto utile, quanto delicato. Se da una parte infatti getta linfa vitale per il lavoro negli allenamenti, dall'altra porta (dopo un largo abuso) al fisiologico depotenziamento di ogni paventato monito.

A lungo andare purtroppo, il calcio non perdona. Senza punti e vittorie anche le migliori intenzioni, le indiscusse doti professionali e lo spessore umano di qualunque allenatore (Maran compreso) cominciano a vacillare.

Si faccia tesoro degli errori commessi dunque e si torni presto a fare punti. Raccontando le prestazioni con più empatia nei confronti dei tifosi e narrando la realtà così come la vede la gran parte del pubblico in tribuna.

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