Il digiuno continua. È dall'anno scorso, precisamente da quel famoso 4-3 contro la Sampdoria datato 2 dicembre, che il Cagliari non vince in campionato. Fanno 10 partite in tutto, troppo per chiunque. Dopo quei 13 risultati utili consecutivi, terminati con la beffa contro la Lazio, è iniziata la caduta. Le motivazioni di un declino così negativo possono essere diverse.
Troppe aspettative
Eccetto Nainggolan e Rog, nessun altro giocatore del Cagliari aveva lottato per un obiettivo europeo prima d'ora, e il fatto di essere sotto pressione probabilmente ha inghiottito i più, poco abituati a gestire un clamore mediatico come quello del girone d'andata. Lo stesso Rolando Maran l'ha ribadito al termine della gara contro il Napoli. Le altezze a volte provocano un senso di vertigine, ed è quello che probabilmente è capitato a questo Cagliari, ritrovatosi, nel giro di un anno, dal scendere in campo per una salvezza tranquilla a dover lottare con le migliori d'Italia per un posto in Europa.
Calo fisico
Secondo i dati della Lega Serie A, usciti qualche giorno fa sul proprio sito ufficiale, il Cagliari è la penultima squadra per km percorsi del campionato. La sensazione generale è che i rossoblu non siano più gli stessi neanche dal punto di vista dell'intensità e della cattiveria agonistica. Sono lontani i tempi in cui i sardi sbranavano le caviglie dell'Atalanta, ora invece si fa molto più fatica ad arrivare prima sulle seconde palle e sui recuperi. Un calo fisico che è andato via via aumentando, portandosi dietro la scarsa lucidità in alcuni momenti della gara, soprattutto quelli finali, vedi Lazio e Parma.
Assenze
Anche gli infortuni hanno fatto la loro parte. Tra terzini che si danno di continuo il cambio in infermiera (Cacciatore, Mattiello e Faragò, sempre quello destri), Rog out da un mese, Ceppitelli indisponibile da ottobre (senza di lui la media dei gol subiti è salita a 2 a partita) non sempre quello sceso in campo è stato l'11 migliore. Se poi si aggiungono i pochi cambi all'altezza in difesa e attacco allora si ha un quadro chiaro e sfortunatamente preoccupante della situazione.
MentalitÃ
La stagione di una squadra passa da alcuni momenti. Uno di questi è stata la gara contro la Lazio, dopo la quale il Cagliari ha iniziato a perdere e a non vincere più. Ma un altro episodio chiave è stato Lecce, dove si buttò via in malo modo un match già archiviato. Gli isolani non hanno saputo rialzarsi da queste batoste morali, e questo è forse indice di una mentalità che ancora manca, perché finché andava tutto bene si giocava con tranquillità , quando sono sorti i problemi invece non si è riusciti a reagire. Inoltre, nell'arco di alcune gare, c'è stata una gestione del risultato poco lucida, ed ecco che ci si è fatti beffare sul più bello.
Passo indietro nel gioco
Se ne sono accorti tutti. Da quello arrembante della prima parte del girone d'andata, il giocattolo rossoblu si è rotto gradualmente, diventando sempre meno imprevedibile e sterile in fase offensiva, con Joao Pedro che ha continuato a segnare e a macinare record personali ma con tutto il resto del gruppo che ha faticato a trovare altre soluzioni per scardinare le difese avversarie.
La ruota gira
È il classico momento no, in cui gira tutto all'incontrario. Il problema è che è durato troppo, perché tre mesi senza tre punti sono oggettivamente troppi: da un certo punto di vista ci può anche stare perdere contro Juve, Inter, Milan e Lazio, solo che poi bisogna vincere contro tutte le altre. Se all'inizio girava tutto bene, ora viene tutto male, prima o poi dovrà finire, per la legge dei grandi numeri.
Al netto di tutti questi fattori, bisogna però dire che il Cagliari non si è mai fatto veramente metter sotto durante questo periodo negativo. A parte Torino, dove finì 4-0 (ma l'episodio scatenante fu un errore tra Klavan e Walukiewicz), per il resto questa squadra non è mai stata dominata in lungo e in largo, ha sempre conservato quel barlume di identità che l'ha contraddistinta durante questa stagione, ma questo non è bastato per portare a casa i tre punti. Prima o poi torneranno, solo che non si sa quando.