Le motivazioni, come dice anche un vecchio è molto utilizzato modo di dire, sono il sale della vita. Un uomo motivato è in grado di compiere gesta di cui in precedenza non si riteneva pienamente capace e di piegare a proprio favore lo svolgersi degli eventi.
A maggior ragione il discorso vale per una squadra di calcio che altro non è che un insieme di undici teste pensanti, di undici cuori che battono all’unisono. Quando le suddette mancano è difficile approcciarsi a qualsiasi cosa (perfino una partita di pallone) ed il Cagliari, a causa paradossalmente della buona stagione disputata fino a qui, le ha evidentemente perse.
Sicuramente la squadra non scende in campo per perdere, questo è fuori da ogni discussione e da ogni logica, ma non è nemmeno la stessa che si faceva ammirare - almeno in casa - prima della vittoria contro il Frosinone che ha sancito i 40 punti in classifica e la salvezza "virtuale". Non c'è quella cattiveria che quest'anno ha caratterizzato in numerose uscite i giocatori sardi e che ha infiammato, nelle giornate buone, un pubblico tra i più esigenti sulla piazza.
Per carità , "tre partite non fanno una stagione" come una rondine non fa primavera (e ad onor del vero contro il Napoli la prestazione c'è stata) ma le sconfitte contro Roma e Lazio gridano ancora vendetta per come sono arrivate: perdere si può ma perdere senza mordente, senza presenza, senza anima, no.
Tutto ciò che resta è una squadra svuotata che ha davanti a sé gli ultimi due impegni, stavolta decisamente abbordabili, del campionato e che dovrà fare di tutto per onorarli fino in fondo. Ritrovarsi è la parola d'ordine, per poi chiudere bene la stagione e cominciare a pensare subito a quella che verrà .