Mettere in discussione Barella, il suo apporto, il suo amore e la sua dedizione alla causa rossoblù è un esercizio che rasenta la follia. Spronarlo con toni decisi e orientati al ritrovamento di una centralità smarrita è invece un atto che va ad alimentare sentimenti autentici.
Il numero 18 rossoblù nella partita vinta in rimonta con il Parma, ha saputo recuperare smalto e concretezza dei giorni migliori. Moderno “tuttocampista”, perfetto collante di una squadra impaurita e con pochissime certezze, da vero leader non ha lesinato energie mentali e fisiche. Dedizione, abnegazione e sacrifico non sono concetti nuovi se associati al nome di Nicolò Barella, tuttavia trovano una funzionale sublimazione se sospinti da uno stato d’animo scevro da nervosismi e un collettivo che aiuti e sorregga un impegno indiscutibile.
La mediocrità e la confusione evidenziate dal Cagliari negli ultimi due difficili mesi, senza dubbio hanno portato lo stesso Barella ad assaporare una senso di impotenza e frustrazione. Sentimenti scaturiti in seno ad un ragazzo che ad appena 22 anni, non può e non deve sostenere un onere eccessivamente gravoso, tecnico e psicologico.
La spinta scaturita dal conseguimento del bottino massimo contro i ducali, può e deve rappresentare un tesoro da non dissipare, utile al raggiungimento di una dimensione necessariamente differente ed in grado di consentire una finale di campionato tranquillo e onorevole.
Barella ha nel proprio arsenale cristalline e uniche qualità; a Maran e compagni spetta il compito di coltivarle, aiutando un interprete che più di tutti rappresenta e incarna quei valori che da sempre contraddistinguono il popolo rossoblù.