Il Cagliari ha terminato la propria avventura in Coppa Italia venendo sconfitto senza appello dall’Atalanta che, soprattutto nella seconda frazione della gara, si è meritata sul campo la qualificazione ai quarti dove incontrerà la Juventus.
Dal canto proprio la formazione sarda ha offerto una buona prestazione - della serie “senza infamia e senza lode” - fino a mezz’ora dalla fine, rischiando anche di segnare in un paio di occasioni pericolose risolte da Palomino nei pressi della riga di porta.
Oltre questo però si è visto veramente poco e per di più nel momento di massima difficoltà (ai quali altre volte il gruppo ha risposto compattandosi) sono venute a mancare sostanza e un po’ di carattere. Come se i giocatori avessero annusato in anticipo il destino e l'avessero accettato senza controbattere.
Più precisamente, dall’uscita di Pavoletti - fisicamente non al meglio per la verità e autore di una partita incolore - la squadra ha cominciato a vedere incrinarsi il proprio basamento di riferimento che poi è crollato nel finale con la perdita di giocatori “a due fasi” come Cigarini e Ionita.
Il risultato è stato un epilogo di gara non all’altezza di ciò che richiedeva un avversario organizzato e asfissiante come l’Atalanta che a quel punto ha avuto gioco facile nel azzannare alla giugulare il risultato e farlo proprio grazie a Zapata e Pasalic.
Ora, seppur ci sia un pizzico di delusione per la sconfitta, non c'è tempo di fermarsi a riflettere su quanto fatto o non fatto: l'Empoli aspetta affamato alle porte e un eventuale vittoria rossoblù servirebbe a cancellare la falsa partenza in Coppa e a gettarsi con rinnovato ardore sul campionato.

