“Arrestato Davide Sau, fratello di Marco del Cagliari”, oppure “Arrestato Davide Sau, fratello dell'attaccante del Cagliari: era in una banda di sequestratori”.
Questi sono solo alcuni dei titoli che la scorsa settimana torreggiavano nelle pagine dei giornali sportivi e non di tutta Italia e che rimandavano, senza apparente legame, i lettori calciofili all'arresto del parente dell'attaccante.
Si è assistito (e non per la prima volta) a uno sciacallaggio mediatico volto a sfruttare per fini economici la popolarità personale di Sau, collegandolo visivamente ad una vicenda rispetto alla quale non aveva assolutamente nulla in comune a parte il sangue e il cognome di uno degli uomini implicati.
Marco, da ragazzo forte qual è, è rimasto in silenzio ad allenarsi fra le mura di Asseminello, a fare con professionalità quello che in fondo è il suo lavoro, ovvero il giocatore di calcio (e non il malfattore, se ancora non si fosse capito). Sapeva che l'ultima parola l'avrebbe avuta lui. E oltre a Marco lo sapeva anche Maran, che lo aveva persino sottolineato nella conferenza stampa pre-Spal.
Sabato a Ferrara, in una partita importante e con la squadra sotto di due reti, 'Pattolino’ è stato lanciato nella mischia dal tecnico e ha dato a tutti la risposta più bella. Con lui sul prato il match è cambiato, il Cagliari ha rimontato lo svantaggio (cominciando da un corner guadagnato proprio da Sau) e ha rischiato addirittura di vincere sulle ali dell'entusiasmo.
Ancora una volta ha parlato il campo, la prestazione, non gli sciacalli. Il gol ancora manca ma anche quello, continuando a lavorare con serenità, non tarderà ad arrivare ed allora la festa rossoblù potrà dirsi completa.