Al giorno d’oggi, quando si racconta il calcio, lo si fa spesso attraverso le grandi giocate dei fuoriclasse. In realtà , il grande campione non lo si vede solo da questa ottica, ma anche dai valori che esprime in ogni singolo attimo.
Simone Padoin in questo è un maestro impeccabile. Il suo genio va oltre lo sport più bello del mondo. Durante la partita, l’interpretazione della stessa rasenta costantemente la perfezione per impegno e grinta.
In rossoblu ha ricoperto tantissimi ruoli tra difesa e mediana, eppure lui c’è sempre stato e le sue prestazioni non ne hanno risentito affatto, anzi sono rimaste su un ottimo livello sempre grazie alla sua maniacale cura del dettaglio sia in fase di spinta sia in chiusura (e la partita contro il Chievo Verona dell’ex Giampiero Ventura è solo l’ultima di una lunga serie).
Poi, però, c’è quel lato del Padoin calciatore che lo rende ancora più fondamentale per il Cagliari e per mister Rolando Maran, ovvero quello umano. Mai una parola fuori posto o una lamentela.
Padoin ha sempre messo al primo posto il lavorare per la squadra in silenzio e con la solita umiltà che lo contraddistingue. Un leader dalle poche parole, perché per lui parla solo il campo.
Ad oggi ha scritto in 3 stagioni in rossoblu pagine molto belle che meritano di essere ricordate e riviste più volte e, sebbene il suo contratto scada tra un anno, Padoin, a 34 anni, non è intenzionato a fermare il tempo ma a farlo scorrere ancora, continuando a raccontare le sue gesta, quelle di un fuoriclasse dall’animo gentile ma dallo spirito calcistico battagliero.
Cos'altro dire di fronte a tutto questo? Chapeau!
