Giocare per la propria Nazionale è un sogno e un obbiettivo comune per ogni calciatore che almeno una volta nella vita abbia calcato un campo da calcio professionistico.
Non esiste, a detta di tanti campioni del passato e del presente, soddisfazione più grande che quella di rappresentare ufficialmente il proprio paese. Ma, in termini pratici, cosa danno le Nazionali ai club e ai giocatori e cosa al contrario gli tolgono?
Gli aspetti positivi sono principalmente due: un giocatore convocato dalla propria selezione - soprattutto se quest'ultima è importante - matura la consapevolezza di possedere doti calcistiche superiori alla media e riceve una gratificazione per il lavoro svolto col proprio club. Può sembrare banale ma la testa, nel calcio come nella vita, conta quanto le qualità fisiche o tecniche e per questo il punto di vista mentale non va sottovalutato.
Il secondo aspetto è forse più scontato del primo, ovvero il livello dell'allenamento: nelle Nazionali migliori ci sono i giocatori migliori e allenandosi assieme a loro è più facile crescere e carpirne i segreti del successo.
Per quanto riguarda i lati negativi, anche questi sono essenzialmente due: la possibilità di infortuni che si alza - a causa della stanchezza provocata dalle tante partite stagionali e dalle condizioni (spesso pessime) dei campi da gioco - e l'usura mentale sollecitata dai viaggi nazionali e intercontinentali, notoriamente stressanti per tantissimi atleti.
In conclusione si può dire che giocare per la propria Nazionale è un grande onore ma allo stesso tempo un onere, in quanto le fatiche e i tempi contratti dei ritiri si fanno sentire a lungo andare sulle gambe e sulla testa dei calciatori.

