Nel calcio moderno poter contare su undici giocatori titolari e poche riserve impiegabili, non è una buona idea data la frequenza degli impegni, infortuni e contese improntante sulla fisicità e l'atletismo.

Il Cagliari, se da un lato vanta una rosa ampia (25 giocatori come da regola federale), dopo sette turni di campionato ancora fatica nel trovare una formazione titolare certa ed in grado di restituire le opportune sicurezze.

Il match di Milano sponda nerazzurra, arduo a prescindere, ha visto Maran schierare diverse seconde linee, promuovendo inserimenti difficilmente ipotizzabili. Il più volte dato partente nella sessione di mercato estiva Andreolli nel cuore della difesa, Faragó sulla fascia mancina, Dessena titolare in una mediana ancora orfana di un trequartista in grado, restituiscono infatti più di un dubbio. Mosse perseguibili ma attuabili in misura graduale e diluite in più gare, giustificate dall'ambizione di trovare sostituti all'altezza.

L'avversario di turno ha lasciato ben poco spazio al conseguimento del risultato ambito, con risposte poco soddisfacenti e incapaci di apportare modifiche sostanziali all'interno delle gerarchie attuali.

Nonostante un avvio di stagione comunque positivo sul fronte del gioco e atteggiamento profuso, la classifica impone una prima sterzata stagionale, attuabile attraverso l'impiego dei cosidetti titolari, riservando spazio e occasioni per le riserve in prossimità di sfide ravvicinate e a fronte di reali situazioni d'emergenza.