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Han, una “surfata” permanente sul cavallone serie A

Il nordcoreano ha acquisito la fiducia della società, ora deve ripagarla: la titolarità è la meta da raggiungere

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Nell’aprile 2017, Kwang-Song Han aveva afferrato la prima onda, stando in piedi sulla tavola da surf rossoblù, guadagnando velocità e dominandola; però, essendo un principiante, e per evitare di essere travolto da quelle più alte, ne aveva cavalcato delle altre, meno insidiose, a Perugia. Dall’agosto al gennaio precedenti, aveva surfato limpidamente, meritando di ritrovarsi dinanzi alla «scalata blu» più ardua, che non l’aveva sorpreso poco meno di un anno prima (Cagliari-Torino, gol del 2-3). Ma a Cagliari, questa volta, non l’ha imperata; anzi, ha ricevuto, dal cavallone serie A, degli schiaffi «marini». Malgrado ciò, tra tre giorni, con gli altri surfisti, il diciannovenne riprenderà quell’agglomerato di polimeri, fibre e resine per prepararsi ai flutti che l’attendono, di fronte ai quali non potrà procrastinare la sfida, poiché Rolando Maran, con il beneplacito di Tommaso Giulini e Marcello Carli, l’ha incluso nella batteria offensiva, e dalla gerarchia di questa non vuole essere spodestato dai possibili nuovi compagni e da quegli già conosciuti.

L’ondata di metà annata – Quella che, nella seconda parte di stagione, ha investito l’attaccante, il quale, diretto da Diego López, non è stato preponderante né tecnicamente, né tatticamente, né fisicamente rispetto ai sei mesi e le diciannove partite in Umbria, dove aveva realizzato 7 reti e 3 assist. Calpestata l’erba sarda, dal 31 gennaio, s’è verificato un turbinìo: di testa, di gambe, di piedi, di gioco. Ha disputato sette incontri, tre dei quali dal dilucolo (tra febbraio e marzo), appendendo il proprio ritratto nella parete «passaggi-vincenti» per una volta (in Cagliari-Lazio), mentre quella «esultanze» è rimasta vuota. Alla fine, il nordcoreano, con una conclusione in porta in 297’, 26’ dei quali da aprile a maggio (due sfide in campo, cinque in panchine e due in infermeria), conseguenza di alcuni momenti nei quali è stato contaminato dalle difficoltà collettive, ha contato un gruzzolo infero in confronto alle prospettive che avevano convinto Giulini e Giovanni Rossi, allora direttore sportivo, a fargli il biglietto di ritorno per l’Isola.

L’intoccabilità da ripagare – Tuttavia, oltre ad aver autografato un rinnovo contrattuale fino al 2023, Han, negli scorsi giorni, è stato etichettato da Carli come «il perno da cui dover ripartire». Un periodo pronunciato per sgretolare i progetti della Juventus – sul cui taccuino ci sono tre quadretti che rinchiudono le lettere del suo cognome asiatico – ed esortare il calciatore ad avere il fiato sia gregario, sia nobile e a non contaminarsi con la superficialità e la leziosità, così da poter assumere l’incarico di fiancheggiatore di Leonardo Pavoletti; impedire un altro check-in di distanziamento da Asseminello; e pure perché, in questa sessione estiva di calciomercato, la prima linea potrebbe essere allestita con concorrenti «freschi». Per avere la meglio, Han dovrà incollare i piedi sulla tavola da surf rossoblù: il cavallone serie A va afferrato e dominato.

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