Quale modulo identifica al meglio la formazione rossoblù negli ultimi dieci anni? Questa, insieme ad altre mille domande deve esser passata nella testa di Diego Lopez alla vigilia del match fondamentale di Firenze. Non è un caso che, fatto salvo l’anno targato Zeman, le restanti stagioni hanno restituito un Cagliari ben saldo sul 4-3-1-2. Un modulo perfettamente capace di mantenere la formazione isolana nella massima serie e di valorizzare di volta in volta le peculiarità dei componenti della rosa.
Tale assetto, ad onor del vero è stato adottato anche da Massimo Rastelli ad inizio campionato, senza tuttavia la giusta convinzione e la necessaria consapevolezza nel camminare lungo binari capaci di restituire le dovute certezza.
Diversi interpreti adattati e evidenti contraddizioni tattiche hanno fatto il resto, sancendo anzitempo la rottura del sodalizio con l’allenatore campano, capace di centrare la risalita al primo tentativo e una salvezza tranquilla.
Lopez invece, a sorpresa, ha intrapreso un cammino che aveva come base una difesa a tre e due tornanti investiti del compito di superare con costanza la mediana e sfornare inviti interessanti per la testa del totem Pavoletti.
Successi pochi e delusioni ripetute, hanno indirizzato i rossoblù verso una cocente retrocessione, salvo regalare in extremis due possibilità di redenzione al cospetto di Fiorentina e Atalanta.
Grazie al dietrofront rivelatosi provvidenziale operato da Lopez, il Cagliari ha espugnato il capoluogo toscano, riportando in auge un modulo capace di fornire certezze in seno alla retroguardia, ma al tempo stesso di mantenere sempre viva la pericolosità di un attacco troppo spesso lasciato al proprio destino.
Il futuro, al di là di una salvezza obbligatoriamente raggiungibile, ipotizza differenti ed ingenti cambiamenti. Le risposte elargite dal campo tuttavia, dovranno esser tenute ben presenti al fine di costruire un futuro diverso, consci che oltre qualsivoglia modulo e caratteristiche tecniche, la mentalità e l’atteggiamento possono oltrepassare anche gli ostacoli più impervi.