La permanenza della formazione rossoblù nella massima serie italiana si configura sempre più come una fattispecie di difficile realizzazione in conseguenza di prestazioni non in linea con la gravità del momento.

È divenuta una triste consuetudine infatti prender atto di partita in partita, come gli atteggiamenti degli interpreti schierati da Lopez, siano caratterizzati da nervosismo e, salvo alcune rarità, iniziative sporadiche all'insegna dell'individualismo a scapito di una convinzione condivisa.

Tale percezione viene restituita sin dal fischio d'inizio, osservando un undici più concentrato, attraverso modulo e conseguenti dinamiche, nel mantenere la propria porta inviolta piuttosto che alimentare uno sforzo collettivo e condiviso, proteso nel mettere in difficoltà le retroguardie avversarie.

La classifica impone un'immedita inversione di rotta, che onestamente il gruppo ancora agli ordini di Lopez, non sembra in grado di poter effettuare.

Cambiare modulo o interpeti appare una valida e ultima disperata soluzione se sorretta da un lavoro settimanale orientato alla maturazione di certezze, che seppur esigue, possano produrre un indispensabile mutazione di atteggiamento.

Le speranze della stessa squadra, ma dell'intero mondo rossoblù, necessitano di segnali chiari, immediati ed in grado di evitare una deriva disarmante.

Lo spettro della B aleggia pericolosamente sul destino cagliaritano, tre ultime e difficili sfide riservano l'ennesima chiamata per una squadra obbligata a centrare un obiettivo ancora possibile, che se raggiunto non avrà il potere tuttavia di dar vita a nessuna forma di festeggiamento.