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Bologna-Cagliari, tra intrecci e necessità impellenti

Destini incrociati, inseguendo la vittoria

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Un successo da agguantare: per l’una, significherebbe dare un segnale importante dopo la non-partita in Coppa Italia e navigare lontano dalle acque «sporche»; per l’altra, vorrebbe dire avvicinarsi a un altro terreno, quello dell’Europa. Cagliari e Bologna, identici nei colori e senza più – forse – la stessa meta da raggiungere a maggio, ma con l’intenzione, nell’immediato, di far propria la vittoria. E con degli allenatori che hanno vissuto e guidato, in anni e categorie diverse, le medesime città e squadre. Domenica al Dall’Ara, alle 15, rossoblù opposti: sul ponte di comando, López contro Donadoni.

Situazioni differenti – Se martedì non ci fosse stato il quarto turno eliminatorio della coppa nazionale e la conseguente eliminazione, il Cagliari avrebbe potuto preparare, senza tensioni e mugugni alle spalle (fischi e discussioni, sotto la Curva Nord, tra López, Dessena e una frangia del settore, al termine della gara), la sfida di Bologna. Alla quale arriva, in campionato, dalla sconfitta contro l’Inter (precedentemente, 6 punti consecutivi), a cui s’è dato per vinto solo alla terza rete. Che l’ha relegato al 15° posto, con 5 punti di vantaggio sul terzultimo e altrettanti in meno, invece, dai Felsinei. I quali, reduci da due successi di fila, stanziano sul 7° gradino con 20 gettoni, come Milan e Chievo, e 6 in meno dal 6°, ultimo per accedere ai play-off di Europa League.

Storie dalla panchina – Quelle del Jefe e di Roberto da Cisano si mescolano, generando una pozione rossa e blu. Le tonalità di Cagliari e Bologna: chi prima e chi dopo, è passato di lì e, al momento, si è fermato. L’allenatore uruguaiano, dopo aver ricevuto il benservito da Cellino nell’aprile del 2014, fece le valige e, nell’estate dello stesso anno, atterrò nella città della «Libertas». In serie B, López, per la prima volta, optò per il 3-5-2 e agganciò, in 39 partite (16 vittorie, 15 pareggi e 8 sconfitte), il 4° posto, che non bastò, però, per concludere la stagione. Anche Donadoni sbarcò in Sardegna sotto la presidenza di Cellino, che lo scelse, nel novembre del 2010, per subentrare a Bisoli. Il tecnico, in 26 incontri, si piazzò 14° (45 punti, +9 sulla zona retrocessione) ma, nell’annata successiva, a due settimane dall’inizio della serie A 2011/2012 e a margine della «cinquina» rifilata all’Arzachena, venne sollevato dall’incarico per delle divergenze col patron.

Sfide nelle sfide – Sempre in dicembre (allora, il 15 dicembre del 2013), come accadrà in questo campionato, López e Donadoni si fronteggiarono, per la prima e unica volta, quando l’uno stava al timone del Cagliari e l’altro a quello del Parma. Fu 0-0, con protagonisti Mirante e Agazzi, e in campo, tra i sardi, Dessena, Cossu e Sau (colpì un palo), tutt’ora in rosa. Il quarantatreenne di Montevideo ha un tabù da sfatare: infatti, nei due faccia a faccia contro il Bologna, nella A 2013/14, perse sia al Sant’Elia (0-3), sia al Dall’Ara (1-0). Invece, il cinquantaquattrenne nativo di Cisano Bergamasco ha una striscia positiva da allungare: nelle sedici contese contro il Cagliari, lo mise in ginocchio in sette gare (i sardi sono la seconda squadra contro la quale ha vinto più volte; prima è la Sampdoria, otto volte ko).

Ora il campo – In cui ci saranno, nel Bologna, Donsah e Crisetig: giocarono nel Cagliari nel 2014/15 e, in seguito alla retrocessione in serie B, si ripresero la A proprio con gli emiliani. Domenica, il Cagliari avrà il desiderio di rivalsa e di dare uno «schiaffo» ai musi lunghi, mentre il Bologna coltiverà l’aspirazione di continuare a gioire e stupire. Necessità impellenti, tra intrecci, da soddisfare.

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