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Cagliari, la rivoluzione di Lopez

L’arrivo del tecnico uruguaiano sta cominciando a dare i suoi frutti, ma c’è ancora molto su cui lavorare per vedere il Cagliari definitivamente evoluto

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Normalizzare e plasmare il Cagliari a propria immagine e somiglianza, facendo leva sul carattere e la testa dei propri ragazzi. È la mission che Diego Lopez, da quando è tornato sulla panchina isolana al posto di Massimo Rastelli, ha voluto effettuare a tutti i costi per risollevare la squadra dalla crisi.

Il tecnico uruguaiano, arrivato in un clima molto pesante e caratterizzato dal malumore della piazza per la partenza a rilento della squadra, ha notato ciò che non andava ed è subito intervenuto in primo luogo sulla fase difensiva e sul modulo, con il pensionamento del caro e vecchio 4-3-1-2 e l’arrivo del 3-5-2.

Uno schema che, nel giro di poco tempo, ha permesso alla squadra sarda di esprimersi meglio rispetto alle scorse uscite e mettendo in evidenza le caratteristiche dei giocatori attualmente a disposizione.

Nella rivoluzione silenziosa di Lopez, però, non c’è solo la questione tattica. Alcuni giocatori hanno trovato nuova giovinezza con il nuovo corso, come Paolo Faragò (che da esterno sta trovando costanza di rendimento e anche la via della rete), Filippo Romagna (diventato con Lopez uno dei punti di forza della nuova difesa rossoblù), così come Luca Ceppitelli (che sembrerebbe aver messo alle spalle gli infortuni e abbia trovato grande sicurezza nel ruolo di perno centrale); giusto per citarne alcuni.

Oltre a questi piccoli ma significativi cambiamenti, c’è stata un’accelerata anche per quanto concerne i risultati, con il Cagliari che sta avendo buoni riscontri, tanto da aver aumentato in maniera considerevole il vantaggio sulla zona rossa (al suo insediamento, Lopez ha trovato. Il Cagliari a quota 6 punti e ora i rossoblù sono a 15).

Anche l’atteggiamento pare aver subito una svolta: nel cuore e nella testa dei giocatori rossoblù, sembra esserci uno spirito nuovo, fatto di grinta e cattiveria. Tuttavia, manca ancora molto per vedere un Cagliari 2.0 targato Lopez nella sua versione definitiva.

Ci sono alcuni aspetti da sistemare, tra cui l’essere cinici quanto basta per chiudere la gara in situazioni di vantaggio (a Udine – a parte il gol di Joao Pedro – si è sofferto parecchio nel finale per gli attacchi friulani e non sono state concretizzate le occasioni create) e la tenuta atletica, ma i progressi delle ultime uscite fanno ben sperare.

Altra mission di rilievo è quella di far ritrovare continuità in zona gol e garra agonistica a Leonardo Pavoletti. Un compito certamente non facile ma che, con l’entusiasmo che aleggia dalle parti di Asseminello, può diventare possibile.

Oltretutto, il pieno recupero del numero 30 – ricordato (probabilmente troppe volte) per essere stato l’acquisto più caro del Cagliari Calcio nella sua storia – potrebbe rappresentare un segnale di vitale importanza non solo per il giocatore ma anche per squadra, dirigenza e tifosi, che da lui si aspettano grandi cose.

La scalata è lunga: Lopez e il suo staff hanno ancora da lavorare, ma le premesse sono ottime.

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