Quando prende il posto di Sau (33’ pt) e indossa la fascia di capitano, calca l’erbetta del San Paolo e si posiziona a centrocampo, la partita è già incanalata su un binario preciso perché Hamsik, al 4’, ha attuato il sorpasso. E finirà peggio per lui, Daniele Dessena, e per il resto della squadra, autrice di una prestazione raggelante.
Nel buio napoletano – Nel Cagliari “inondato” dal Napoli non c’è un solo colpevole, ma uno dei giocatori che più ha annaspato è stato Dessena. Il centrocampista, inizialmente al fianco di Cigarini nel 4-4-1-1 e successivamente come unico direttore d’orchestra all’uscita del compagno nel 4-3-1-2, è atterrato male sulla gara: senza animus pugnandi, nel momento in cui bisognava usare la vanga si è dimostrato fiacco e insicuro e ha commesso errori – di posizione, di copertura e di impostazione – a iosa. Nello sconquasso generale, il numero 4 è stato travolto anche dal nervosismo, che si è tramutato in proteste senza fondamento, come quelle per il rigore assegnato in seguito al fallo di Romagna ai danni di Mertens.
Il peso dell’infortunio – Non è la prima volta che il capitano, quando chiamato in causa, è “offline”: infatti, nei quattro incontri disputati – due partendo dal primo minuto e altrettanti entrando in corsa – è sembrato disattento, decocentrato e opaco, mettendo a nudo pure una condizione fisica forse non ottimale. Il pallone, quando è arrivato nei suoi piedi, è parso di cemento. Ed è possibile che Rastelli, per questi motivi, in sfide nelle quali Dessena è stato schierato titolare (contro Crotone e Chievo), l’ha sostituito per primo. La sensazione è che il momento di difficoltà sia dovuto al possibile mancato recupero totale dalla disgiunzione miotendinea del bicipite femorale della gamba destra (lo colpì il 19 marzo e lo costrinse a salutare la stagione scorsa in anticipo).
La scossa necessaria – Quella che ha dato proprio il giocatore, nel post-Napoli: «Nessuno è stato vergognoso e imbarazzante – si legge su L’Unione Sarda –. E sull’impegno non si discute, perché nel caso non fosse così ci penseremo io e i miei compagni». Dessena ha alzato la voce e da capitano ci ha messo la faccia, ma ora deve uscire da questo ginepraio. La sua leadership, insieme alla determinazione e alla grinta, con i suoi recuperi da Pitbull in mezzo al campo, servono al Cagliari.
