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Cagliari, ecco quale pochezza ti condanna

La formazione rossoblù sembrerebbe la copia sbiadita della squadra della passata stagione

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Le prime sette giornate di questo campionato hanno mostrato un Cagliari oramai sempre più povero tecnicamente e perso nella nebbia più fitta della Serie A.

E' evidente come la formazione di Massimo Rastelli sia carente da un punto di vista strutturale, del gioco, delle idee e dei calciatori da poter alternare di gara in gara.

Ci sono elementi adattati in ruoli non propri (Padoin e Capuano), alcuni obiettivamente non di categoria (Giannetti e Faragò), coperta corta a centrocampo (oltre a Ionita, Cigarini e Barella, c'è il vuoto) e un attacco sterile e spuntato.

A tutto questo poi si aggiunga anche la mancanza dei risultati, fonte primaria per un percorso tranquillo e senza intoppi volto ad ottenere quanto prima la salvezza.

La partita di ieri al San Paolo, di fatti, è la perfetta sintesi di tutti gli aspetti sopra citati. Si è assistito ad un Cagliari timoroso, spaventato, quasi rassegnato e conscio del fatto di essere inerme di fronte a tanti, troppi avversari.

Non solo. Il gioco è stato fin qui macchinoso e non fluido come le prime giornate, non c'era la filosofia tattica che tutti si aspettavano, ma solo idee prodotte dai singoli di tanto in tanto.

Inoltre, se non si accende la luce di giocatori tecnici come Barella piuttosto che Joao Pedro o Farias (se sollecitati e in clima gara), il Cagliari dà l'impressione di non esistere..

Gioco e tattiche a parte, ci sono anche i nuovi acquisti: pochi hanno reso come ci si aspettava (per esempio Andreolli o Cigarini), altri sono alla ricerca della forma perduta (Van der Wiel in primis).

E poi, come non ricordare le poche alternative. La coperta in casa rossoblù è molto corta e la modalità sopravvivenza non può durare eternamente.

Il Cagliari di questa stagione, almeno fino a questo momento, sembra essere la copia sbiadita della squadra vista lo scorso anno.

 

 

 

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