Era il 17 dicembre del 2011 quando un ragazzino di nome Nicola Murru esordiva in Serie A alla tenera età di diciassette anni (peraltro compiuti da un giorno). Da lì il lungo percorso in rossoblù del terzino di Selargius, sino alla fascia da capitano. Ed in effetti sarebbe potuta essere la nascita di una nuova bandiera.
Solo che un bel giorno si presenta la Sampdoria con il borsellino carico, il signor denaro alza la voce e si dichiara: dieci milioncini per Murru (sei e mezzo cash più il cartellino di Cigarini) e il richiamo della plusvalenza che si fa più forte che mai. Il ragazzo arriva infatti dal settore giovanile, pertanto la sua cessione va a rimpinguare pesantemente gli introiti, con una plusvalenza pulita pulita. Parte di quella cifra è stata immediatamente reinvestita nell'acquisto del sostituto dell'azzurrino, individuato in Senna Miangue.
Vent'anni, sbarca in rossoblù per tre milioni e mezzo, ma con una clausola di riacquisto in favore dell'Inter ammontante a dieci milioni. Tanti, ma non tantissimi. Perché la recompra sarà attivabile per tre anni, ovvero sino a quando Miangue non compirà ventitré anni, l'età attuale di Murru (venduto, guarda te, proprio a quella cifra). È quindi probabile che il destino del belga sia tracciato, con i sardi che nella migliore delle ipotesi potrebbero sperare in un cambiamento di piani da parte dei nerazzurri. Nel caso più probabile in cui però Miangue dovesse far ritorno alla Pinetina perlomeno il Cagliari si garantirebbe un'altra sostanziosa plusvalenza. Nel frattempo possono godersi un talento che potrebbe anche esplodere a breve, diventando quel giocatore che Murru non è riuscito a diventare in questi anni.
Il rimpianto c'è, certo che c'è, perché Nicola era uno dei rappresentanti dello sbandierato piano di identitarietà per i sardi e perché la sensazione è che il vero Murru debba ancora venire fuori. Il tempo sarà galantuomo.