E il terzo giorno resuscitò. O meglio, alla trentaduesima giornata resuscitò. Alla sua maniera, of course. Con una doppietta: un gol per dire che Joao è tornato, uno per dire che non se n'era mai andato. Sarebbe dovuta essere la stagione della definitiva consacrazione, quella dell'ascesa nell'Olimpo dei migliori numeri 10 della serie A.
E il condizionale c'è perché tra un problema fisico e l'altro (in primis la rottura del perone) il brasiliano non ha quasi mai avuto modo di giocare con continuità . Tranne nell'ultimo periodo, quando la sfortuna gli aveva concesso un periodo di tregua: ciononostante Joao Pedro non stava attraversando un gran periodo, con la migliore condizione che appariva davvero lontana.
Tra prestazioni deludenti (sino al disastro col Torino) e altre comunque poco convincenti, il digiuno dal gol del verdeoro stava andando a toccare quasi i due mesi. Poi è arrivato il Chievo, poi è arrivata la Pasqua.
Tempo di resurrezioni, tempo di rinascite. Quella del Cagliari, quella di Joao, due sberle ai veronesi e si ritorna sulla cresta dell'onda per il gran finale, quello in cui i rossoblù avranno bisogno del loro miglior numero dieci, che si prepara ad essere la vera marcia in più del Cagliari versione primavera.
