«Ho voglia di tante cose, sono in debito con voi perché sono partito troppo presto. Devo dimostrare, con la volontà di Dio, che posso ancora dire qualcosa a Cagliari. Tornassi indietro, non lascerei la Sardegna».
Era il 2 febbraio, e Victor Ibarbo si preparava per scrivere il secondo capitolo della sua avventura in rossoblù. Chissà quali parole, dopo quelle pronunciate in conferenza, avrebbe potuto utilizzare per rimanere, una volta per tutte, nella memoria dei tifosi. Sì, avrebbe. Perché la storia si è interrotta (quasi) ancora prima di essere ripresa, dopo appena qualche minuto di partita contro la Juventus, un gol annullato, che grida vendetta, in quel di Genova, sponda doriana, e un altro quarto d’ora, condito dai fischi, contro l’Inter.
Il resto è la cronaca di un incredibile pomeriggio di marzo: la dirigenza del Cagliari, complice l’intermediazione di una vecchia conoscenza, il ds Marroccu, trova l’accordo per la cessione, in prestito con diritto di riscatto, dell’attaccante colombiano. Destinazione? Il Giappone, per l’esattezza il Sagan Tosu, club militante nella J1 League e allenato da un’altra vecchia conoscenza isolana, Massimo Ficcadenti.
Un vero fulmine a ciel sereno per i tifosi, che si attendevano il riscatto di Ibarbo, pur storcendo il naso a causa del precipitoso addio di due anni fa; una notizia, la cui ufficialità è arrivata nella giornata di ieri, che invece ha colpito, ma non più di tanto, gli addetti ai lavori, consci del fatto che la società sarda avesse provato in tutti i modi a trovare al giocatore una sistemazione nel mercato di gennaio, senza tuttavia riuscirci.
Si conclude, dunque, un altro affaire in salsa cagliaritana decisamente mal gestito. A che pro organizzare una conferenza di presentazione in pompa magna appena un mese fa? E perché schierare un attaccante con le valige pronte e con una condizione fisica, ma soprattutto psichica, approssimativa?
A chi di dovere le opportune, quanto necessarie, risposte.